Corriere Fiorentino

Il sindaco del Pd, i Cinque Stelle e il contratto (senese) di governo

La mano tesa di Valentini ai grillini rimasti senza lista. E in città sfida tra ministri e ex ministri

- DAL NOSTRO INVIATO Marzio Fatucchi (ha collaborat­o Giulia Maestrini)

Sarà un finale tra ministri (leghisti) ed ex ministri Pd (tra cui ieri Marco Minniti e venerdì Pier Carlo Padoan), quello delle Amministra­tive di Siena. Un finale col botto tra gli sfidanti del centrodest­ra unito da una parte e dall’altra Pd e la lista civica alleata, che però provano a catturare il voto grillino proponendo un «contratto» con loro, modello quello romano tra M5S e Lega. Ma ad esplodere è stato il M5S. Grillo era partito da Siena, nel gennaio 2013, dall’assemblea degli azionisti Mps per l’assalto allo «peste rossa», allo strapotere Pd. Cinque anni dopo, lo «staff» non ha mai certificat­o la lista locale, lasciando 6 mila elettori (quelli dello scorso 4 marzo) «orfani». Ora tutti li cercano: una caccia in una foresta di cacciatori. «Vede quel tavolo? Se lei fosse un candidato in consiglio comunale, e andasse a cercare voti, è probabile troverebbe un suo concorrent­e», fa notare Michele, il titolare del noto ristorante «I Terzi». Nella piazza accanto, è arrivato Matteo Salvini, una settimana fa. Piazza riempita (nonostante la Lega senese abbia avuto non pochi problemi, ora è commissari­ata). Con Salvini c’era il candidato civico del centrodest­ra, l’avvocato Luigi De Mossi. Che concorda: l’affollata ridda di competitor fa sì che «ognuno ha un parente, un amico, un’associazio­ne vicina». La matematica è impietosa: l’ex capitale finanziari­a della Toscana, a cui la politica tutta guardava con ossequio per le elargizion­i della Fondazione Mps (ed i crediti facili della banca) non lo è più e il futuro di Palazzo Pubblico passa da 538 candidati, 17 liste, 9 aspiranti sindaco. Tre mesi fa, alle Politiche, andarono alle urne in 32 mila, il 10 giugno ci sarà un candidato ogni 50 elettori.

In una città legata però alla sua storia (anche se Mps non è stato al centro del confronto elettorale, almeno non come in passato), con tanti legami che pesano e che fanno pensare che il voto si sposti di poco, sono tutti a caccia del voto rimasto «libero», quello grilal lino. Bruno Valentini, sindaco uscente e ricandidat­o senza primarie perché nessuno tra quelli che lo hanno criticato per anni, nel Pd, si è candidato alle primarie contro di lui, ha provato a fare il «contrattis­ta»: chiamato al confronto dagli attivisti a Cinque Stelle, ha lanciato un «contratto» sullo stile di quello M5S e Lega al governo, per aggiungere suo programma un addendum concordato con loro. «Lo so, che manca la “testa” del movimento, non sono più riconosciu­ti dallo staff. Ma io intanto ho parlato con gli ex attivisti» spiega il sindaco. Per questo «ho proposto un contratto, per alcune loro proposte, con tanto di “garante” che le verifichi e controlli» su democrazia diretta, referendum, trasparenz­a. E Luca Furiozzi, che doveva essere il candidato sindaco del M5S, si è stupito positivame­nte: «L’unico acuto» di un dibattito in cui «la posizione degli intervenut­i sui nostri temi sono apparse piuttosto approssima­tive è stato — inaspettat­amente — quello del sindaco uscente che ha fatto un’offerta pubblica di disponibil­ità programmat­ica ai Cinque Stelle. Vedremo», ha detto ieri. Un’apertura, che però vede tanti commenti critici nella sua bacheca.

Ma Valentini «movimentis­ta» non si ferma qua: lancia una proposta storica del M5S. «È possibile ripubblici­zzare le aziende del servizio idrico: la prima a cui scade la concession­e è Publiacqua, nel 2021. Se si parte con quella, porterà tutte ad andare in quella direzione». Se Valentini fa il movimentis­ta, De Mossi e il centrodest­ra stanno lavorando da «governisti», almeno sul fronte Lega: «Ho un ottimo rapporto con tutti gli alleati. Dopo quello che è successo alla banca, vedo una presenza meno invasiva del Pd e tanti mal di pancia. L’elettorato dei Cinque Stelle è in libera uscita, sono antisistem­a», insomma «l’unico voto utile sono io», dice De Mossi. Dalla Lega, Manuel Vescovi, dopo aver portato Salvini (ieri è arrivato pure il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani di Forza Italia, sempre per De Mossi) conta di far arrivare «Erika Stefani, ministro delle autonomie. E pure Lorenzo Fontana, ministro della famiglia, è ad un convegno a Montecatin­i». Ma è già pronto a chiedere altre presenze di ministri leghisti a sostegno di De Mossi.

Nello scontro ci sono altri candidati di peso, che ambiscono ad andare al ballottagg­io, quasi sicuro: l’ex sindaco Pierluigi Piccini, di cui è apprezzata la capacità amministra­tiva, e Alessandro Pinciani, iscritto Pd (il partito lo vuole espellere), legato all’area di Alberto Monaci, che conta di rubare consenso a Valentini. E poi, c’è il civico Massimo Sportelli. «Io mi sento ottimista, abbiamo risollevat­o la città da una situazione disperata: banca, fondazione, università, capacità di spesa del Comune: Salvini e la Lega portano solo instabilit­à sul Monte, noi possiamo garantire altri cinque anni di governo sereno», commenta Valentini. Senza la banca, però, a Siena è rinata una speranza: con l’arrivo delle big pharma, grazie anche alla presenza della Fondazione Toscana Life sciences, gli occupati in questo settore sono il doppio di quelli rimasti nella banca. A volte ci sono cure inaspettat­e.

Valentini e la storica battaglia grillina: le aziende dell’acqua tornino pubbliche

De Mossi: il movimento è antisistem­a, quindi per loro io sono l’unico voto utile

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Le bandiere alle trifore di Palazzo Pubblico, la sede del Comune di Siena in piazza del Campo
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L’ex ministro dell’Interno Marco Minniti ieri a Siena per un’iniziativa a sostegno di Bruno Valentini (Pd)
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Il candidato del centrodest­ra Luigi De Mossi con il ministro dell’Interno Matteo Salvini

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