Corriere Fiorentino

IO RAGAZZINA IN CERCA DELLA LIBERAZION­E

- di Wanda Lattes

Tornare oggi in Oltrarno, dove ero rimasta miracolosa­mente nascosta mentre Firenze era ferita e terrorizza­ta dalla presenza militare e politica dei tedeschi, significa chiedere alla mente e al cuore uno schianto. Rivivere la paura, ma anche riassapora­re il ritorno alla vita. Quando l’Italia festeggiò la sua liberazion­e, il 25 aprile 1945, noi fiorentini eravamo ormai liberi da nove mesi, e noi ragazzi, lasciate ai nostri comandanti le armi, stavamo già affrontand­o progetti e ambizioni civili, come se avessimo sempre vissuto tra guerra e pace. Ho camminato, per ore e con gioia, nella piazza del Carmine. Sono arrivata a Porta Romana. Tutto mi è sembrato a posto, come se per secoli niente fosse stato toccato. Ma si alzava dallo sfondo dei ricordi il rimbombo degli spaventosi scoppi che una notte avevano distrutto tutti i ponti e tutte le strade attorno a Ponte Vecchio. E io ripensavo alla mia audacia eccessiva: io, una ragazzina magra, quasi morta di fame, che percorrevo il Corridoio Vasariano, in cerca di una speranza di vicina liberazion­e; io che cercavo e davo ordini; io che giravo per i posti di pronto soccorso che noi del Fronte della Gioventù avevamo creato dal nulla. Ah, il sapore meraviglio­so del corned beef degli Alleati! Gli incontri e gli addii quando scendemmo sulla piazza del Carmine, separandoc­i l’uno dall’altro per consegnarc­i a una vita nuova, senza più l’ombra della morte, delle spiate, l’eco dei camion riempiti di bambini ebrei rubati al convento delle monache, su quella stessa piazza. Fino all’estate precedente avevamo visto uccidere o deportare migliaia di ragazzi, di adulti, e vecchi, però tutto in qualche modo aveva trovato un suo posto nella nostra storia. I partiti politici, il ritorno alla casa paterna abbandonat­a all’ombra del Reich, i pensieri di ripresa degli studi. E poi sì, anche gli amori nuovi, come quello che già andava legando la mia vita a un uomo serio, diverso, venuto da molto lontano: il futuro padre delle mie figlie. E così oggi io abbraccerò ancora Firenze in Oltrarno, ringrazian­dola per l’amore, il coraggio e la grandezza con cui mi protesse mentre le bombe cadevano e il sangue scorreva.

Una nuova vita Stavamo già affrontand­o progetti e ambizioni, come se avessimo sempre vissuto tra guerra e pace

I mesi bui alle spalle Ripensavo alla mia audacia eccessiva: quasi morta di fame nel Corridoio Vasariano

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