«I genitori fuori? No, basta limitare le esagerazioni»
«La pedana sotto la cattedra e gli studenti che si alzano in piedi quando entra l’insegnante? In queste idee non ci trovo niente di male, anzi mi fanno ritornare bambina. Allora era normale, non vedo perché non dovrebbero esserlo adesso». Monica Chillo è mamma di uno studente dell’istituto Calamandrei di Sesto Fiorentino, rappresentante di classe e membro dell’Associazione italiana genitori. «Non mi sento d’accordo con la proposta di escluderci dagli organi di rappresentanza di una scuola — spiega — ci sono sicuramente situazioni che andrebbero riviste, genitori che superano i limiti, che vorrebbero mettere bocca anche sulla didattica: mettere dei paletti sarebbe giusto, cacciarli dalla scuola no». Chillo non sembra affatto una di quelle mamme che prendono sempre le parti dei ragazzi. Anzi, cerca invece di guardare i due lati della medaglia: «Anche sulle occupazioni, ci sono degli eccessi, ma ci sono ragazzi che hanno motivazioni di protesta valide. E in quei casi, ma solo in quei casi, consentire qualche forma di organizzazione degli studenti può essere giusta». Per la mamma rappresentante, insomma, serve equilibrio: «Bella l’idea di usare i ragazzi per tenere pulita la scuola. Ma che non diventi una routine, altrimenti diventa un lavoro. Però, un’idea del genere, applicata magari una volta a settimana, non è affatto male». Così, anche sugli smartphone media: «È necessario vietare l’uso sbagliato del cellulare, ma sarebbe assurdo andare verso una scuola supertecnologica e vietare la tecnologia ai ragazzi». Bene i pomeriggi in biblioteca o al cineforum, «soprattutto se gestiti dagli studenti perché li responsabilizza», male invece il divieto di andare in gita all’estero: «Ma come? Ci lamentiamo dell’inciviltà degli italiani e vogliamo vietare ai nostri ragazzi l’opportunità di vedere altri esempi, di conoscere altri modi di vivere e di comportarsi? Conoscere realtà diverse dalla nostra fa crescere».
Bella l’idea di usare i ragazzi per tenere pulita la scuola, ma che non diventi una routine altrimenti è un lavoro: una volta a settimana va bene