Morte a Santa Croce, l’accusa: si doveva fare di più
Il perito: gli strumenti per la prevenzione ci sono. La difesa dell’Opera: però non bastano
Nessuna fatalità nel crollo del capitello che uccise il turista spagnolo nella Basilica di Santa Croce il 19 ottobre. È la conclusione dei tre periti ascoltati ieri in incidente probatorio dal gip Matteo Zanobini: il geologo Carlo Alberto Garzonio e gli architetti Maurizio De Vita e Giacomo Tempesta. Al vaglio degli esperti, per settimane, è finito il peduccio in pietra serena che si è staccato dal capitello ornamentale collocato sul transetto destro della chiesa: esaminato al microscopio, sottoposto a test ad ultrasuoni, ad analisi mineralogiche e a prove di compressione per saggiarne resilienza e meccanismo di rottura. Per concludere che «solo monitoraggio specifico avrebbe consentito una definizione preventiva dello stato di pericolo, prendendo in considerazione la possibilità del fenomeno di collasso». E aggiungono: «In assenza di tutto ciò non era possibile prevedere» il crollo della mensola in pietra. Si chiude il primo capitolo dell’inchiesta per omicidio colposo coordinata dal pm Benedetta Foti che ha indagato oltre alla presidente dell’Opera Irene Sanesi (difesa dall’avvocato Enrico Zurli), il segretario generale Giuseppe De Micheli (avvocamente to Valeria Valignani), il responsabile tecnico del complesso Marco Pancani (avvocato Luca Bisori) e a Laura Mannucci (avvocato Michele Ducci) titolare della ditta che eseguì un intervento di restauro nel 2005. «Le condizioni della mensola in pietra e dell’appoggio della capriata — secondo i periti — mostravano alcuni segni di degrado già dal 2005» ma non erano tali da creare allarme. Il crollo della mensola fu determinato dal «progressivo degrado» della pietra. Gli esperti hanno rilevato un «grave degrado all’interno della capriata per l’umidità ristagnante» probabil- dovuta all’acqua piovana. Per evitare la tragedia, secondo gli esperti, servivano «analisi puntuali» come «applicazioni soniche sugli apparati lignei», «misurazioni dell’umidità». E infine l’allarme: «Altri elementi di appoggio delle capriate nei due transetti andrebbero analizzati». Sono state segnalate ma si trovano in aree già off limits ai visitatori. L’avvocato Bisori però mette in guardia: «Al momento non esistono strumenti di monitoraggio per valutare le condizioni di degrado interno di un edificio».