Fiorino d’oro
La moglie di Sartori: «Dedichiamogli un luogo di Firenze»
Non poteva esserci modo migliore per onorare «un fiorentino insofferente alle regole»: quello di conferirgli «un Fiorino d’oro che le rompe, le regole». Lo strappo alla norma è stato fatto per Giovanni Sartori e solo per lui. Finora l’alta onorificenza comunale era riservata alle personalità ancora in vita tra quelle che hanno fatto grande Firenze nel mondo. Ma per il grande politologo, docente di Scienza politica ed editorialista del Corriere della Sera scomparso un anno fa, è arrivata la prima eccezione: «Giovanni era un uomo “larger than life”, “fuori dall’ordinario”, come dicono gli anglosassoni — ha spiegato la vedova dello studioso, l’artista Isabella Gherardi — un fiorentino senza peli sulla lingua che nella sua vita ha sempre detto tutto quello che pensava».
A ricordarlo, insieme al sindaco Dario Nardella, al rettore dell’Università Luigi Dei, al presidente dell’Istituto universitario europeo Renaud Dehousse, al professor Stefano Passigli e al presidente della fondazione Cassa di risparmio Umberto Tombari, è stato chiamato l’ex premier Giuliano Amato che ha tenuto un’appassionata lectio magistralis sul tema «L’Europa come sistema politico» ricca di riferimenti alle tante analisi che Sartori aveva dedicato al tema e agli allarmi sulle inadempienze delle promesse «per la realizzazione della grande utopia europea» che come una novella Cassandra lo hanno visto protagonista inascoltato.
Il Fiorino è stato ritirato dai giovanissimi nipoti di Sartori nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio e nell’occasione Isabella Gherardi ha richiesto al sindaco «l’avvio della procedura, della durata di 10 anni, per intitolare un luogo della città a mio marito. Spero che ci sia accordo su questo». «Sartori — ha ricordato il sindaco — è stato un intellettuale che ha portato il nome di Firenze nelle più prestigiose università del mondo. Questo fiorino rappresenta un segno di gratitudine verso di lui e la sua opera, che ha certamente contribuito a rafforzare la coscienza civica del nostro Paese».
Nella lectio, Amato ha più volte insistito sulla «lungimiranza» del professore. Facendo riferimento alle «cronache di questi tempi» in cui «stiamo riscoprendo nei sistemi politici nazionali ed anche in quello europeo al riaffiorare di fenomeni di “pluralismo polarizzato estremizzante”, modello delle categorie della politica inventato proprio da Sartori. In troppi avevano pensato che quel tipo di fenomeno sarebbe scomparso con il tramontare dei modelli politici del Novecento, invece non è successo. Ancora una volta, come in tanti altri casi, aveva ragione Giovanni».