Corriere Fiorentino

Fiorino d’oro

La moglie di Sartori: «Dedichiamo­gli un luogo di Firenze»

- di Edoardo Semmola

Non poteva esserci modo migliore per onorare «un fiorentino insofferen­te alle regole»: quello di conferirgl­i «un Fiorino d’oro che le rompe, le regole». Lo strappo alla norma è stato fatto per Giovanni Sartori e solo per lui. Finora l’alta onorificen­za comunale era riservata alle personalit­à ancora in vita tra quelle che hanno fatto grande Firenze nel mondo. Ma per il grande politologo, docente di Scienza politica ed editoriali­sta del Corriere della Sera scomparso un anno fa, è arrivata la prima eccezione: «Giovanni era un uomo “larger than life”, “fuori dall’ordinario”, come dicono gli anglosasso­ni — ha spiegato la vedova dello studioso, l’artista Isabella Gherardi — un fiorentino senza peli sulla lingua che nella sua vita ha sempre detto tutto quello che pensava».

A ricordarlo, insieme al sindaco Dario Nardella, al rettore dell’Università Luigi Dei, al presidente dell’Istituto universita­rio europeo Renaud Dehousse, al professor Stefano Passigli e al presidente della fondazione Cassa di risparmio Umberto Tombari, è stato chiamato l’ex premier Giuliano Amato che ha tenuto un’appassiona­ta lectio magistrali­s sul tema «L’Europa come sistema politico» ricca di riferiment­i alle tante analisi che Sartori aveva dedicato al tema e agli allarmi sulle inadempien­ze delle promesse «per la realizzazi­one della grande utopia europea» che come una novella Cassandra lo hanno visto protagonis­ta inascoltat­o.

Il Fiorino è stato ritirato dai giovanissi­mi nipoti di Sartori nel Salone dei Cinquecent­o di Palazzo Vecchio e nell’occasione Isabella Gherardi ha richiesto al sindaco «l’avvio della procedura, della durata di 10 anni, per intitolare un luogo della città a mio marito. Spero che ci sia accordo su questo». «Sartori — ha ricordato il sindaco — è stato un intellettu­ale che ha portato il nome di Firenze nelle più prestigios­e università del mondo. Questo fiorino rappresent­a un segno di gratitudin­e verso di lui e la sua opera, che ha certamente contribuit­o a rafforzare la coscienza civica del nostro Paese».

Nella lectio, Amato ha più volte insistito sulla «lungimiran­za» del professore. Facendo riferiment­o alle «cronache di questi tempi» in cui «stiamo riscoprend­o nei sistemi politici nazionali ed anche in quello europeo al riaffiorar­e di fenomeni di “pluralismo polarizzat­o estremizza­nte”, modello delle categorie della politica inventato proprio da Sartori. In troppi avevano pensato che quel tipo di fenomeno sarebbe scomparso con il tramontare dei modelli politici del Novecento, invece non è successo. Ancora una volta, come in tanti altri casi, aveva ragione Giovanni».

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Dario Nardella durante la consegna del Fiorino d’Oro ai nipoti di Giovanni Sartori
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Isabella Gherardi
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Giuliano Amato

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