Corriere Fiorentino

Storia di un ragazzo gentile E di un tatuaggio maledetto

«DUCCINO» GLI STUDI, IL CALCIO, GLI AMICI

- Giulio Gori (ha collaborat­o Lorenzo Sarra)

Gli amici di Duccio sono sulle sedie, seduti per terra, lungo i muri: servono quattro sale d’attesa per contenerli tutti. Sono una sessantina, entrano a turno in terapia intensiva, escono con gli occhi gonfi e i pugni stretti di rabbia: «Non ha un graffio, respira da solo, non può essere vero». Sono arrivati per vegliarlo nelle ultime ore, perché Duccino, così in tanti chiamano Duccio Dini, era un ragazzo che gli amici se li era conquistat­i a colpi di gentilezza.

«È difficile da spiegare: quando muore qualcuno si dice sempre che era speciale, ma Duccio era davvero il ragazzo più per bene che conoscessi», racconta un’amica, mentre un suo vecchio allenatore di calcio ne parla come di «un giovane educato, rispettoso, con la faccia pulita: il ragazzo esemplare». «Duccio? Ci eravamo persi di vista da anni — racconta un’amica di famiglia — Lui passò vicino a dove lavorava mio babbo e si fermò a salutarlo. Una premura del genere, e nei confronti di un adulto, è merce rara».

In terapia intensiva, gli amici battono i pugni, se la prendono con la catena di eventi che ha portato un ragazzo di 29 anni a essere investito e ucciso. Sabato non avrebbe dovuto lavorare, ma era stato chiamato a coprire il turno di un collega all’AléViola Store di via del Corso a Firenze. Così, era saltato un appuntamen­to a Campi per farsi un tatuaggio. Il giorno dopo, prima di entrare al lavoro, aveva deciso di approfitta­re del fatto che lo studio di tatuaggi faceva l’open-day domenicale. Uscito da casa col suo scooter, ha fatto appena 500 metri di strada prima di essere travolto. In ospedale, a trovarlo, sono arrivati i compagni che con lui hanno giocato anche più di dieci anni fa. Duccio aveva la passione per il pallone. Tifoso viola sfegatato, figlio di un allenatore, era un «piccolo Pirlo», un centrocamp­ista dai piedi buoni che aveva giocato nella Cattolica, nel Porta Romana, nella Sancascian­ese, nel Rifredi.

Lo sfogo dell’amica Quando muore qualcuno si dice sempre che era speciale, ma Duccio era veramente il ragazzo più per bene che conoscessi

Lo chiamavano il «piccolo Pirlo»

Giocatore e anche allenatore, ieri i compagni erano tutti a Careggi: urla e rabbia. Da mesi lavorava all’AléViola store in via del Corso. Voleva andare a Roma, per avviare insieme a un amico un nuovo ristorante

E aveva allenato a sua volta, i giovanissi­mi B della Cattolica.

«Giovedì, giovedì sera, era a giocare con me a calcetto — non si dà pace un amico — Trovarlo qui, ora, è senza senso». Duccio, cresciuto all’Isolotto, aveva studiato al Russel Newton di Scandicci, prima di iscriversi a Economia. Non aveva finito l’università, ma era stato sei mesi in Inghilterr­a a imparare l’inglese. Poi tanti lavoretti come commesso nei negozi del centro, un corso come amministra­tore di condominio e, ora, l’ultimo progetto: stava per andarsene a vivere a Roma, per lavorare in un ristorante aperto da un amico. «Voleva cambiare aria, una sfida nuova», spiega chi lo conosceva. Da poco era finita la storia d’amore con Camilla, con cui era rimasto in buoni rapporti. Anche la ragazza ieri è arrivata a Careggi per salutare Duccino, per ab- bracciare i suoi genitori, la sorella Arianna. Nella sala d’attesa la tensione è forte, «l’hanno ammazzato, bastardi», «al Quartiere 4 fanno un’assemblea, dobbiamo andare lì a far casino», dicono alcuni ragazzi. Fuori, nel cortile, qualcuno fuma, arrivano le guardie giurate, multano una ragazza, si rischia lo scontro. Lei si sfoga, grida la rabbia: «Sono qui da 24 ore, e voi fate la multa a me mentre certa gente è libera di ammazzare un mio amico». Alle sei e mezzo del pomeriggio l’accertamen­to è finito. Ci sono il sindaco Dario Nardella, l’assessore Sara Funaro, il dg di Careggi Rocco Damone. Si aspetta solo la notizia dai medici, la morte di Duccio, che viene annunciata alle sette meno un quarto dai pianti dei ragazzi. Stavolta non ci sono più sfoghi, solo una fila silenziosa, prima che torni in sala operatoria per la donazione degli organi: l’ultima premura di Duccino.

 ??  ?? Erano una sessantina gli amici di Duccio Dini arrivati ieri nella sala d’attesa della rianimazio­ne a Careggi A destra Duccio on il calciatore della Fiorentina Riccardo Saponara
Erano una sessantina gli amici di Duccio Dini arrivati ieri nella sala d’attesa della rianimazio­ne a Careggi A destra Duccio on il calciatore della Fiorentina Riccardo Saponara
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy