SE IL CONVENTO CHIEDE AIUTO (AL GOVERNO)
La civiltà di un popolo si riconosce anche dal rispetto nei confronti dei luoghi di culto, si tratti di chiese, sinagoghe, moschee. E allora fa riflettere sull’eclissi dei valori fondanti di una comunità civile quanto è avvenuto in piazza Santo Spirito.
Nella notte tra venerdì e sabato scorsi alcuni sciagurati hanno affisso sul portone della basilica uno striscione contro le forze dell’ordine di un’insolente blasfemia, in quell’anglo-italiese che è ormai l’esperanto degli imbecilli. L’episodio è passato giustamente in secondo piano per la tragedia del povero Duccio Dini, ma non può essere sottovalutato. Il sagrato di una basilica è luogo consacrato, come indica l’etimologia del termine, e non è un caso se nella prima stesura del Promessi
Sposi Manzoni attribuì all’Innominato il soprannome di Conte del Sagrato, per un delitto commesso davanti a una chiesa. Certo, chi ha steso lo striscione su Santo Spirito non ha ucciso nessuno. Ma la denuncia di padre Giuseppe («Ho paura, chiedo aiuto al governo») è un serio motivo di allarme. A differenza di una scritta sul muro, l’affissione di uno striscione comporta premeditazione: è una sfida consapevole, non lo sfogo di un avvinazzato. E ancora più inquietante è il fatto che nessuno sia intervenuto per staccarlo, temendo un’aggressione. Qui ci troviamo di fronte a una situazione in cui lo Stato sembra abdicare al controllo su diversi spazi di territorio, si tratti dei campi rom, del sagrato di una basilica, di quel chilometro quadrato del centro storico battuto da false mime o della stazione di Santa Maria Novella invasa da assistenti in sottanona che importunano i viaggiatori alle biglietterie automatiche.
Dopo la tragedia di via Canova, Nardella ha correttamente chiesto giustizia, certezza della pena, rinforzi sul campo. Ma la modestia dei risultati sinora raggiunti pare sia riuscita a far perdere la pazienza se non ai santi, quanto meno ai frati, se il mite priore di Santo Spirito, constatata l’impotenza dei vigili urbani a proteggere la basilica dall’assedio di quanti quasi ogni sera officiano la squallida liturgia della movida, ha deciso di rivolgere un appello al neoministro dell’Interno. È una scelta che farà scalpore, anche se è inoppugnabile sotto il profilo istituzionale: è il prefetto, che dipende dal Viminale, il responsabile dell’ordine pubblico, con buona pace di certo federalismo caro alla prima Lega. Vedremo quale sarà il seguito: in fondo Santo Spirito non ha bisogno di ruspe, ma di una cancellata, o almeno di qualche idrante.