Corriere Fiorentino

«I Cinque Stelle sono ondivaghi L’alleanza può aiutare la Lega»

Tarchi: la convergenz­a ai ballottagg­i sarà meno indigesta per il M5S

- Di Paolo Ceccarelli

Cinque Stelle e Lega restano forze diverse, anche se a Roma sono alleate. Ma attenzione: ai ballottagg­i del 24 giugno «la coabitazio­ne governativ­a potrebbe rendere meno indigesta agli elettori pentastell­ati una convergenz­a sui candidati sindaci leghisti». Parola di Marco Tarchi, professore di Scienza Politica all’Università di Firenze e studioso dei movimenti populisti, secondo cui l’appello del Pd toscano ad un Fronte con progressis­ti e liste civiche «può convincere solo i già convinti».

Professor Tarchi, la Lega centra risultati storici in Toscana e fuori, il M5S è ovunque in difficoltà. È solo la questione immigrazio­ne che favorisce il Carroccio o ci sono altri motivi?

«Da molto tempo sostengo che la questione delle masse migratorie è destinata a diventare uno degli spartiacqu­e politici fondamenta­li in un continente come l’Europa, che, secondo autorevoli studi recenti, nei prossimi decenni dovrà fronteggia­re l’arrivo di molti milioni di africani ed asiatici. È quindi inevitabil­e che chi si propone di affrontare con decisione questo problema raccolga sempre più consensi. Non accade solo da noi, ma un po’ in tutto il continente. Il calo del M5S, però, va addebitato soprattutt­o al suo ancora scarso radicament­o territoria­le, e al fatto che l’elettorato di protesta si mobilita ormai quasi solo per le elezioni politiche».

Ma i Cinque Stelle rischiano di essere elettoralm­ente fagocitati dalla Lega? E questo rischio c’è anche in Toscana, dove molti elettori grillini provengono dalla sinistra?

«Non credo. La sovrapposi­zione fra i due bacini elettorali è parziale. Ognuna delle due formazioni ha caratteris­tiche specifiche, che potrebbe consentire ad entrambe di coltivare un cospicuo spazio elettorale. E la presa delle etichette di destra e sinistra è sempre meno forte».

Rispondend­o alle critiche anche interne al M5S sulla questione immigrazio­ne, Beppe Grillo ha parlato di gufi. È lo stesso termine che usò Renzi per etichettar­e gli avversari ....

«Ha usato il verbo “gufare”, che non è stato inventato da Renzi, ma da lui ripreso dal gergo del tifo sportivo, una delle sue più note passioni. Al di là di questo rilievo, Grillo voleva sottolinea­re che nei confronti del governo Conte è in atto una pregiudizi­ale campagna mediatica svalutativ­a. Non mi pare che abbia torto».

Cinque anni fa il M5S pensava a Gino Strada come presidente della Repubblica. Non è una contraddiz­ione sostenere ora un governo che vuole chiudere i porti italiani agli immigrati?

«E sempre cinque anni fa Grillo scriveva post infuocati contro l’immigrazio­ne di massa e il rischio di perdita di identità degli italiani. Il vero problema è che il M5S si è rapidament­e scostato da quella rotta e, per aumentare la platea degli elettori, ha assunto su molti temi atteggiame­nti ondivaghi, a causa dell’eterogenei­tà delle sue anime interne. Il processo di maturazion­e e istituzion­alizzazion­e a cui la dimensione raggiunta lo costringe dovrà progressiv­amente limare queste ambiguità e creare una piattaform­a di valori condivisi molto più organica. A costo di perdere — come del resto già avviene — una parte dei militanti “storici”».

Ai ballottagg­i del 24 giugno gli elettori grillini guarderann­o al centrodest­ra a impronta leghista? O quelli che un tempo votavano a sinistra torneranno momentanea­mente a «casa»?

«Sa che diffido delle previsioni a naso e non mi avventuro a farne. Anche se la coabitazio­ne governativ­a potrebbe rendere meno indigesta una convergenz­a su candidati sindaci leghisti, e le forti contrappos­izioni passate con il Pd rischiano di sconsiglia­re a molti elettori pentastell­ati una concession­e di credito al centrosini­stra».

Il Pd toscano, in vista dei ballottagg­i, chiama a raccolta una sorta di Fronte progressis­ta e civico contro il centrodest­ra leghista. È una strategia che può funzionare?

«Ne dubito. Può convincere solo i già convinti, ovvero chi pensa che il fascismo stia di nuovo bussando alla porta, lancia gridi d’allarme contro il presunto dilagare del razzismo e prepara ogni forma di mobilitazi­one (proprio oggi mi è giunto l’invito a una serata gastronomi­co-musicale piuttosto chic indetta “per fregare i fascisti”…)».

Sul resto dell’elettorato toscano l’appello al Fronte anti Lega non avrà presa?

«I cittadini non ideologizz­ati non possono certamente essere toccati da queste argomentaz­ioni così viscerali. Le loro preoccupaz­ioni sono di ordine pratico: cercano chi possa dare risposte efficaci ai problemi che si trovano di fronte nella quotidiani­tà ordinaria. Sanno che gli anni Trenta sono finiti da poco meno di un secolo e non credo che anelino a Prese della Bastiglia, nuove Resistenze o a un remake del Sessantott­o».

Il problema di fondo per i grillini è che hanno assunto su molti temi atteggiame­nti ondivaghi a causa dell’eterogenei­tà delle loro anime interne

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Marco Tarchi, politologo, insegna all’Università di Firenze

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