Per Herno una Leopolda-scrigno racconta settant’anni stile Bogart
C’è l’acqua, c’è una library, c’è la ricostruzione di un laboratorio dove su macchinari moderni un gruppo di ragazzi lavora cucendo e disegnando come se fossero tutti in una vera azienda di moda. E soprattutto ci sono i capi che hanno fatto la storia di Herno, alla stazione Leopolda: impermeabili, cappotti, piumini.
I 70 anni del marchio guidato dal presidente di Pitti Immagine Claudio Marenzi, a Firenze, si festeggiano nella stazione cara anche a Renzi. Solo che oggi al posto di microfoni e tavoli per i gruppi di lavoro chiamati a stilare programmi c’è tutto quanto può servire a celebrare un brand che ha fatto dell’evoluzione dei capi-spalla una ragione d’esistere. La library, una moderna «biblioteca» che serve a esporre le creazioni di Herno, invade la navata centrale della stazione: lunga centro metri, alta 8 è suddivisa su due piani e cela e svela gli elementi costitutivi del brand: in primo luogo water echoes, un’installazione interattiva che evoca l’acqua, «perché è per proteggersi dall’acqua che sono nati i nostri capi» dice Marenzi. A seguire i capi cult: il primo impermeabile degli anni ‘50, come ricordano i filmati dell’Istituto Luce, il primo cappotto (sempre anni ‘50) e, del ‘68, il primo cappotto con fodera in seta, con cui inizia la collaborazione col Giappone. Scorre una carrellata di suggestioni che porta sino ai piumini super-leggeri legati al nuovo corso, quello che, dal 2005, vede Claudio alla guida del brand familiare.