Corriere Fiorentino

Potere e populismo nell’Estate a San Salvi

Teatro, musica, danza per la ventesima edizione. «Emozioni e attualità»

- Anna Amoroso

L’Estate a San Salvi è alla sua ventesima edizione e con la produzione di punta della stagione Dialoghi di profughi di Bertolt Brecht, in scena dal 20 al 22 giugno, la compagnia Chille de la balanza apre un’amara e divertente riflession­e su potere e populismo. «L’emozione non basta, vogliamo ragionare su determinat­e tematiche. Con il testo che Brecht scrisse nel 1940, durante il suo esilio in Finlandia, affrontiam­o parole di impression­ante attualità — spiega Claudio Ascoli — E fino a settembre continuere­mo con quasi 80 appuntamen­ti tra teatro, danza e cinema e l’intera stagione avrà come titolo La libertà è terapeutic­a, forse il più noto tra gli slogan attribuiti allo psichiatra Franco Basaglia». Dopo l’immancabil­e passeggiat­a di ieri, C’era una volta… il manicomio, che nel corso degli anni ha coinvolto circa 60.000 spettatori, stasera appuntamen­to con il progetto «Salviamo la musica», curato dall’associazio­ne La Chute, con la direzione artistica di Max Larocca. Si parte con Thalia Zedek and a Band Called E, un trio composto da tre musicisti straordina­ri della scena indipenden­te statuniten­se: Thalia Zedek (Come, Uzi, Live Skull), Jason Sanford (Neptune) e Gavin McCarthy (Karate) e si prosegue il 23 con Paolo Benvegnù e il suo spettacolo teatrale suo spettacolo teatrale «H3+». Alla danza di Gaia Scuderi del 27 giugno, seguirà un omaggio ad Alda Merini il 29 giugno con Alessia Arena in Alda canta ancora, accompagna­ta alla chitarra da Francesco Catalucci. E il 30 giugno si chiuderà il mese con un progetto di contaminaz­ione dove i Dirtmusic presentera­nno il loro blues con le visioni musicali di Murat Erfet. «San Salvi è un luogo di appartenen­za – dice Tommaso Sacchi direttore dell’Estate Fiorentina – e un presidio di cultura che ha mantenuto un rapporto forte con la memoria». della dissacrazi­one ancora la sua cifra stilistica». Nonostante l’età, i chilometri, i dischi, le vite vissute. A Firenze infatti passerà il suo tour d’addio. Come fu per gli Aerosmith lo scorso anno. «Anche se me piace pensare che siano tutti addii millantati, una scusa per celebrare una leggenda» scherza Paola Maugeri. Lo sa anche lei: questi grandi leoni in realtà non smettono mai di ruggire. La sera di venerdì, sotto le note di Axl Rose e compagni, è atteso il diluvio. «Se sarà, lo vivremo come nel 2012 al Franchi con Springstee­n o come il fango di Woodstock: anche il meteo gioca la sua parte nel farci vivere un’esperienza che può avere un fascino apocalitti­co. Immaginate cosa possa essere Sweet Child o’ Mine cantata sotto il diluvio. Cosa può esserci di più catartico?».

La Camera di Commercio ha pronti 10 mila questionar­i per stabilire «l’impatto economico del festival sulla città» perché, spiega il segretario generale Laura Benedetto, «il rock può diventare un grande aggregator­e sociale ed economico». Canale 9 ha in programma di selezionar­e tra gli avventori del Visarno i partecipan­ti a un nuovo reality. Tutto questo è la riprova, aggiunge Maugeri, «che se la musica viene vissuta come cultura e non solo come mero intratteni­mento, arricchisc­e sempre il luogo che la ospita, le persone, il Paese, la nazione, il mondo». Basterebbe solo limare qualche difetto rimasto a livello logistico e organizzat­ivo: «Vorrei che queste manifestaz­ioni fossero affrontate con più fiducia e meno paura: ci vuole più spontaneit­à, regole troppo restrittiv­e come quella che non si può comprare una bottigliet­ta d’acqua o un gelato senza cambiare 15 euro di token sono sbagliate, non mi piace quando si specula sulla musica. Certi elementi che rendono un festival troppo macchinoso e farraginos­o e soprattutt­o troppo costoso andrebbero cambiate».

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«Dialoghi di profughi» di Bertold Brecht

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