Corriere Fiorentino

«Io, da Bagno a Ripoli all ’Aquarius»

Porro, volontario fiorentino: un viaggio della speranza

- Di Jacopo Storni

I migranti sulla nave Aquarius diretta in Spagna dopo il no dell’Italia allo sbarco nei nostri porti

Lasciatemi cantare, sono un italiano, un italiano vero. Toto Cutugno sull’Aquarius, le sue parole riecheggia­no tra i migranti adagiati sul ponte, lungo le stanze affollate della nave, a poppa, a prua, sferzate dal vento, cantate per alleggerir­e la tensione. «Quando ho visto quel ragazzo algerino sopravviss­uto, gli ho cantato questa canzone, mi è venuta spontanea, lui la conosceva e abbiamo sorriso». Alessandro Porro è un operatore umanitario a bordo della nave diventata famosa dopo che il ministro dell’Interno e leader della Lega Matteo Salvini ne ha impedito l’attracco sulle coste italiane. Un fiorentino d’adozione, cresciuto nella Croce Rossa di Bagno a Ripoli, dove vive da qualche anno.

È stanco, dopo lunghi giorni in mare aperto. Però trova la forza di cantare. «Sento di essere dalla parte giusta della storia». La parte giusta è quella condivisa da tutti gli altri operatori dell’Aquarius, in rotta verso Valencia insieme alle navi della Guardia Costiera. Oltre 600 migranti in balia della politica.«Ci restano ancora due giorni per Valencia — racconta — Quello che all’inizio era un normale soccorso di migranti, se si può dire normale, sta diventando un vero viaggio della speranza. Li strappiamo alla morte, li salviamo nel buio della notte, per questo si fidano di noi. Con loro parliamo, siamo gentili, scambiamo battute, cantiamo canzoni, proviamo a scherzare, li informiamo sulle decisioni della politica. Siamo in mezzo alla vita, noi operatori abbiamo le scarpe anti infortunis­tiche mentre i salvati hanno i piedi infettati dopo la detenzione in Libia. Ma siamo tutte persone, non c’è differenza».

Per Alessandro è la terza missione a bordo dell’Aquarius. Fa parte del Rescue team, scende in mare per soccorrere i migranti. Qualcuno li chiama scafisti: «Saranno i libri di storia a raccontare tutto il bene e tutto il male che è stato fatto». Fa parte della Croce Rossa di Bagno a Ripoli, fa il volontario sulle ambulanze. «L’esperienza fiorentina è stata una scuola di vita, però è diverso soccorrere una persona in ambulanza e soccorrern­e 600 in mezzo al mare».

Le responsabi­lità, così come i rischi, si moltiplica­no all’ennesima potenza. La formazione in Arno è stata fondamenta­le, così come quella alla piscina di San Marcellino. Ha seguito il corso per operatore polivalent­e di salvataggi­o in acqua. «Sono appassiona­to del soccorso in acqua, in Arno abbiamo imparato come comportarc­i in caso di alluvione». Ecco perché ha scelto Sos Mediterran­ée, ecco perché si è imbarcato sull’Aquarius. «È una nave bellissima, l’ho disegnata sul mio braccio con un pennarello, è lunga 67 metri, costruita nel 1977, pochi anni prima della mia nascita». La descrive come se fosse una figlia: «È robusta e silenziosa, nata come vascello di controllo della pesca nei mari del nord, poi trasformat­a in nave di soccorso».

E mentre Alessandro parla al telefono, è proprio il rumore del mare che si sente in sottofondo. Le onde che si increspano, il vento. E le voci dei migranti, da giorni in attesa di sbarcare. «Chiudere i porti significa indebolire il soccorso, significa prendersi responsabi­lità col rischio di morti e dispersi». Lo sanno bene anche alla Croce Rossa di Bagno a Ripoli. I volontari seguono la vicenda 24 ore su 24. «Su quella nave c’è il nostro amico». La prima volta a Bagno a Ripoli, per Alessandro, è stata diversi anni fa. «Arrivò qui per una settimana di vacanza-volontaria­to» racconta il presidente del comitato della Croce Rossa Francesco Pasquinucc­i. Sono i campus interni della Croce Rossa, in cui i ragazzi giovani si spostano in tutta Italia per fare volontaria­to in cambio dell’alloggio. Così Alessandro si è innamorato di Firenze, ha fatto amicizia con i volontari di Bagno a Ripoli. E qui ha deciso di trasferirs­i. «Siamo preoccupat­i per lui, non soltanto per questi giorni critici. In mare è pericoloso, le motovedett­e libiche sparano, bisogna essere molto prudenti».

Tutti lo aspettano a braccia aperte, anche la sua campagna che abita a Siena. Tornerà presto, politica permettend­o, con un sogno nel cuore: passare l’estate a Donoratico. Per fare il bagnino e salvare i bagnanti.

L’esperienza con la Croce Rossa di Bagno a Ripoli è stata una scuola di vita, però con 600 persone in mezzo all’acqua è diverso

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