Corriere Fiorentino

SE TUTTO CAMBIA (POTERE E VALORI)

- di Paolo Ermini

La vittoria del centrodest­ra a trazione leghista a Pisa, a Siena e a Massa per il Pd è ben più di una sconfitta storica. Significa che in Toscana niente sarà più come prima nella percezione comune e nei rapporti di forza che per oltre mezzo secolo sono sempre stati imperniati sullo strapotere della sinistra. Tramonta un sistema di governo ed è travolta anche la tradiziona­le cultura politica della regione. Non perché improvvisa­mente si siano radicati tra gli elettori toscani i valori profondi di quella destra di governo che l’Italia non ha mai avuto dall’Ottocento in poi, quanto piuttosto perché si sono ormai eclissati i temi forti di una sinistra che ormai perde quasi tutte le partite, chiunque ci sia al timone e con qualsiasi candidatur­a. E nel deserto delle idee che ha accompagna­to la fine della leadership di Matteo Renzi, viene da domandarsi se la risposta all’ondata leghista e alle suggestion­i dei Cinque Stelle possa essere una ricostruzi­one radicale di tutta l’area di centrosini­stra, con uomini e progetti nuovi, o se invece sia il mondo cattolico a essere chiamato a ridare una prospettiv­a diversa, con una politica che non sia declamazio­ne o pura esasperazi­one, ma realistica traduzione in atti di governo di principii forti ispirati all’umanesimo cristiano. E il dubbio viene a maggior ragione a Firenze, dove La Pira incarnò la politica come servizio e tratteggiò la «città sul monte» come fonte di ispirazion­e davanti ai drammi della contempora­neità. Una visione alta unita alla capacità di stare in mezzo ai cittadini e ai loro problemi, come ha chiesto anche il cardinale Betori nell’omelia di San Giovanni. Senza doppiezze e astuzie, anche sull’immigrazio­ne (l’arcivescov­o di Firenze ha detto no alla politica delle chiusure anche se «ci sono ovviamente dei limiti connessi alla misura delle risorse di cui si dispone»). Vedremo quale scenario potrà aprirsi. Intanto incalzano tre questioni, più legate al breve periodo. 1) Il centrodest­ra vincitore adesso non deve più prevalere nelle urne, ma dare prova di competenza nel governo delle città.

Perché è su questo che si giocherà la sfida delle Regionali, fra due anni. Non solo e non tanto sulle esuberanti esternazio­ni della sindaca di Cascina Ceccardi. 2) Il Pd e il governator­e Rossi dovranno decidere una buona volta come procedere in Regione negli ultimi due anni di legislatur­a: far finta di nulla sarebbe un suicidio annunciato. Così come il Pd regionale dovrà decidere quale linea tenere in vista del congresso nazionale (dopo la disastrosa gestione di Parrini e C.). I risultati di queste Comunali hanno fatto emergere definitiva­mente la pochezza e la miopia delle faide che hanno scosso il Pd e anche la sinistra «dura e pura» negli ultimi anni. 3) Il sindaco di Firenze Nardella, deciso a riottenere la fiducia dei fiorentini alle elezioni del 2019, dovrà guardarsi da eccessi di ottimismo, legati alla sua resistente popolarità. Nardella parla di un «modello Firenze» che funziona. Ma il modello quale sarebbe? Di certo ci sono tre fronti caldissimi per Palazzo Vecchio: trasporti, degrado, rendita. Gli intoppi delle nuove tramvie possono essere un segnale. E a poco serviranno risposte di maniera e sottovalut­azioni.

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