Corriere Fiorentino

«Il mito del buongovern­o è finito»

Il politologo Tarchi: Democratic­i troppo attenti agli orticelli elettorali

- Paolo Ceccarelli

«Sta tramontand­o il mito del “buongovern­o della sinistra” a livello locale». Marco Tarchi, politologo, non usa mezzi termini per spiegare il tracollo del Pd in Tocana.

Professore, quali sono stati i meriti del centrodest­ra e quali i demeriti del centrosini­stra?

«Credo che si siano sovrappost­i due ordini di cause. Da una parte il riflesso delle vicende nazionali, in particolar­e il dibattito sull’immigrazio­ne, dove Salvini ha dimostrato di voler voltare pagina rispetto non solo alle politiche, ma anche e soprattutt­o ai codici comunicati­vi adottati in passato: i sondaggi dimostra- no che le due posizioni sono, in questo momento, condivise da almeno i due terzi della popolazion­e, e trovano riscontro anche di fronte ad episodi che turbano la vita locale (si pensi alla grandi risse tra immigrati negli ultimi tempi a Pisa). Dall’altra il progressiv­o tramonto dell’immagine, per alcuni ormai da tempo un mito, del “buongovern­o della sinistra” in sede locale. Gli amministra­tori targati Pd si sono spesso rivelati incapaci di dare soddisfazi­one ad aspettativ­e ed inquietudi­ni dei cittadini, limitandos­i a curare i vecchi orticelli elettorali».

Il centrosini­stra guida la Regione ma non ha più la maggioranz­a dei capoluoghi. Che effetti ci saranno sul governo della Toscana?

«Di sicuro, un ulteriore scompiglio nelle file dell’attuale maggioranz­a, già piuttosto travagliat­a. Ci saranno appelli a ricucire gli strappi del recente passato e a proporre un fronte unito delle sinistre, ma conteranno molto le ricadute delle vicende intestine nazionali del Pd, dove è da vedere cosa deciderann­o di fare Renzi e i suoi, ormai visibilmen­te sempre meno lontani da uno dei settori di ciò che resta di Forza Italia che dalla sinistra più radicale».

Il centrodest­ra vince con candidati civici. Può essere lo schema giusto anche per le Regionali 2020?

«Potrebbe darsi, ma non è facile riprodurre automatica­mente queste dinamiche tipicament­e locali in un contesto elettorale dove le consideraz­ioni più strettamen­te politiche si mescolano, a volte fino a sovrastarl­e, a quelle specificam­ente amministra­tive. A livello regionale i partiti e la loro capacità di aggregazio­ne contano, e se la Lega ha fatto molti passi avanti negli ultimi anni, i suoi alleati (in particolar­e Forza Italia) si sono dimostrati meno efficaci e vivaci. Basterà un anno per recuperare il terreno perso?».

Nel 2019 si vota a Firenze e Prato. Quanto rischiano Nardella e Biffoni?

«Rischiano. Anche se è evidente che il centrosini­stra regge là dove può contare sul sostegno dei ceti a reddito più elevato, delle categorie sociali che stanno “ai piani alti”: gli intellettu­ali, gli imprendito­ri di settori “che tirano”, la borghesia agiata, e da questo punto di vista in città come Firenze e Prato le riserve di consenso sono più cospicue che in altri territori. Inoltre, la tradiziona­le rete di potere ereditata dalla vecchia subcultura rossa è stata curata da Renzi e dai suoi, per ovvie ragioni di presenza consolidat­a sul territorio, in modo più intenso e continuo che altrove».

 Per il centrodest­ra l’idea di proporre candidati civici potrebbe funzionare anche per le Regionali

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Marco Tarchi insegna Scienza Politica all’Università di Firenze

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