Il richiamo di Betori «Stop alla rendita, difendere i sagrati»
Con l’omelia per la festività del santo patrono, San Giovanni Battista, il cardinale e arcivescovo Giuseppe Betori è tornato su problemi annosi per la città, come il degrado che assedia le chiese e la fuga dei residenti dal centro, ma ha anche affrontato l’attualità chiedendo più legalità e ricordando Niccolò Ciatti e Duccio Dini (« sono ancora nei nostri cuori»). Betori ha chiesto «risposte ferme al diffondersi della violenza. Su questa strada si incontra anche l’impegno per il controllo delle devianze in questa città e per l’approntamento di ogni ragionevole intervento per proteggere la serena convivenza nei luoghi dell’incontro e della socialità, a cominciare dalle nostre piazze e dai nostri quartieri». Poi l’affondo: «Il rispetto della legalità va chiesto a tutti ed è condizione irrinunciabile di cittadinanza. E non si può accettare che su una delle chiese più care al cuore dei fiorentini e al rispetto di quanti ne amano l’arte e la cultura (Santo Spirito, ndr) si possano impunemente affiggere striscioni che insultano la fede e la civiltà di un popolo. E c’è da chiedersi perché si continui a tollerare che i sagrati delle chiese siano luoghi privilegiati di comportamenti illeciti». Betori ha con forza sottolineato il rischio di «perdita di identità di Firenze, strettamente connessa a non considerare sufficientemente l’esigenza di creare un tessuto sociale forte, fatto di famiglie e di una rete di risposte ai bisogni, lasciando invece spazio a una logica di profitto e di rendita, che intercetta sì il flusso turistico ma svilisce l’immagine stessa di Firenze». Occorre quindi, ha concluso nell’omelia letta in un affollato duomo, «Confrontarsi per condividere, guidati dalla ricerca del bene comune. Tutti vogliamo una città viva; non possiamo accettare di essere un museo. E questo non è solo doveroso, è possibile».