Corriere Fiorentino

Grandi appalti, il ritorno della Toscana Nasce il consorzio dei costruttor­i

Dopo un’eclissi durata anni, un soggetto di 21 aziende locali «per riprenders­i il territorio»

- Leonardo Testai

Ventuno aziende associate in tutto, e 550 addetti: è questa la forza del consorzio Gst Appalti e Costruzion­i, il nuovo soggetto dell’edilizia toscana che, in una regione orfana da tempo di grandi gruppi di settore, «lavorerà con l’obiettivo e gli strumenti per riappropri­arsi almeno in parte di questa terra di nessuno», per dirla con le parole del presidente Vincenzo Di Nardo, che ieri ha presentato l’aggregazio­ne di Cmsa, Consorzio Stabile Gst, Rete Marzocco e Consorzio Stabile Toscano.

Dopo anni di eclissi, insomma, torna un soggetto tutto toscano che vuole aggiudicar­si grandi appalti e punta ad essere competitiv­o anche fuori regione. Chiedendo anche più attenzione: «Tutti sembrano essersi dimenticat­i del territorio, dell’importanza non dico di privilegia­re i player locali, ma almeno di non penalizzar­li». Un’operazione salutata positivame­nte da istituzion­i («È importanti­ssimo avere soggetti del genere sul nostro territorio», ha detto il presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani), e associazio­ni di categoria («Gst è un consorzio trasversal­e che coinvolger­à anche altri settori economici», secondo Luigi Salvadori, presidente di Confindust­ria Firenze). Il primo contratto firmato è con Investire Sgr per il recupero dell’edificio ex Margheri a Sesto Fiorentino, un affare da 10i milioni di euro. L’obiettivo sono i grandi interventi, vedi Manifattur­a Tabacchi, dove per dieci anni hanno lavorato imprese venute da fuori, compresa la linea 2 della tramvia, dove Gst lamenta gravi ritardi nei pagamenti: «Le imprese toscane impegnate per la tramvia per lavori eseguiti fra luglio ed agosto 2017 sono stati pagati solo pochi giorni fa e, nel frattempo, qualche impresa è saltata!», ha detto Di Nardo. Gst ha un fatturato di 170 milioni, lontano dal mezzo miliardo che Baldassini-Tognozzi-Pontello e dagli oltre 400 milioni del Consorzio Etruria: ma la fiducia nelle possibilit­à della nuova aggregazio­ne non manca.

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Vincenzo Di Nardo, Eugenio Giani, Giovanni Bettarini e Luca Tonini

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