UN POPOLO SENZA POPULISMO
AFigline così tanta gente in corteo non se la ricordava nessuno. Per la manifestazione contro i licenziamenti dei 318 operai della Bekaert, la ex Pirelli, la piazza era strapiena con le logge, la chiesa della Collegiata e il vecchio ospedale Serristori illuminati come per la festa patronale, ai primi di settembre, con il tiro della fune, le giostre e la corsa dei cavalli.
Quasi un’aria festosa se non fosse per il dramma di oltre trecento famiglie a rischio di futuro. Non è un funerale, hanno detto gli operai, e neppure è stata una festa, ma quella piazza piena come nessuno ricorda è un segno di speranza. Il punto sul quale gli operai possono fare forza, nella loro battaglia contro la multinazionale belga. Da venerdì sera sanno di non essere soli. Con loro ci sono le istituzioni con il presidente Enrico Rossi e i sindaci del Valdarno. La chiesa con in testa il vescovo Mario Meini. La politica nelle sue diverse espressioni. I commercianti della piazza e tutti i cittadini. C’è insomma, dietro i 318 operai e le loro ragioni, il popolo senza populismo, demagogia e facili illusioni.
I lavoratori della Bekaert per primi sanno che la partita è difficile. La globalizzazione, come si sa, offre grandi opportunità ma induce anche molte imprese a delocalizzare la produzione dove il costo del lavoro è più basso. E mentre è facile chiudere i porti a profughi e rifugiati, appare difficile, quasi impossibile, impedire che le aziende, soprattutto se fanno parte di multinazionali straniere, decidano di trasferirsi in altri Paesi. Ma qui sta il senso della sfida anche per il nuovo governo giallo-verde. M5S e Lega hanno vinto le elezioni del 4 marzo per aver saputo rispondere meglio di altri alla richiesta di sicurezza e di lavoro dei cittadini. Ora si attendono i fatti e la vicenda dell’ex Pirelli è un banco di prova significativo per il governo Conte, Di Maio e Salvini.
Piazza Marsilio Ficino strapiena però va oltre la drammatica vicenda sindacale. Ci racconta infatti che in una società sempre più lacerata e incattivita avanza una voglia di uscire da un cattivismo farsesco così come da un buonismo ipocrita per ritrovare valori e regole forti e condivise per affrontare insieme la crisi economica e morale del nostro Paese. C’è stato un tempo in cui piazza Marsilio Ficino, grande filosofo umanista, era lo struscio amoroso dei giovani, il ritrovo della politica e degli affari, il salotto degli artisti impegnati nel vicino teatro Garibaldi. Poi il deserto. Venerdì sera è tornata a riempirsi. Ad essere piazza, l’anima di una comunità. Segno che un’altra politica è possibile.