I RITORNI SBIADITI (BYE BYE FUTURO)
Non mi stupirei se su una spalletta dei lungarni comparisse la scritta «Aridatece er Puzzone». «Er Puzzone» sarebbe, manco a dirlo, Matteo Renzi. Non si tratterebbe di un elogio del tempo passato. Perché Renzi in pochi anni ha dilapidato un patrimonio. Questo Napoleone in formato sedicesimo è passato dalle stelle di un 40% conquistato alle Europee alle stalle della disfatta referendaria e della Caporetto delle Politiche. Un’intelligenza sprecata. Egocentrismo, bullismo, giglio magico non popolato da Cavour, agenda politica non sempre all’altezza dei tempi, ne hanno accelerato la rovina. Ma se non è lecito evocare la nostalgia del passato, si può invocare la nostalgia dell’avvenire. Sono gli attuali dirigenti (si fa per dire) a erigergli un monumento equestre. Le parole di Nanni Moretti sono più che mai attuali: «Con questa classe politica non vinceremo mai». Miracolosamente il Pd regge nei sondaggi. È forse merito di dirigenti che non trovano di meglio che guardarsi l’ombelico scambiandolo per il centro del mondo? È merito di chi ha ridotto il partito a una monade leibniziana, senza porte né finestre? È merito di chi parla senza dire niente? E meno male. Perché quando squadernano le loro ricette, sono percepiti non come i medici ma come la malattia. Diciamocela tutta. Se il Pd non è ancora scomparso, è perché il senatore di Scandicci ha insistito affinché il Pd restasse immacolato all’opposizione. Meglio la politica delle mani nette care a Benedetto Cairoli che sporcarsele con una compagnia di giro poco raccomandabile. Con Renzi, alle Politiche del 4 marzo scorso in Toscana il Pd è andato meglio che altrove. Il peggio è arrivato dopo, quando come Achille se n’è stato sotto la tenda. Difatti Martina e compagnia bella hanno pensato bene di non farlo scendere in pista per le Amministrative. Neppure in Toscana. E si sono visti i risultati. A Pisa, la campagna elettorale l’hanno conclusa Gentiloni e Veltroni. Giovane estremista per prudenza, al punto che Capanna non se lo ricordava neppure, Gentiloni deve tutto a Renzi. È stato salutato come la quiete dopo la tempesta renziana. Ha avuto il merito di calmarci i nervi. Novello Arnaldo Forlani, è passato per uno statista senza ammazzarsi di fatica. Mentre Veltroni è uomo colto come sanno esserlo i non laureati. Vedi Croce. È persona civile. Ha eloquio e penna degni di nota. Ma è un desaparecido. Fuori dalla portata dei radar. Tutti pensavano che si fosse sperduto nell’Africa nera. Come gli emigrati rientrati in Francia dopo la Restaurazione, i dirigenti del Pd nulla hanno imparato e nulla dimenticato. A livello nazionale gli alti papaveri si becchettano come i polli di Renzo. Delrio punta su Martina. Zingaretti scalpita, ma Cacciari dice che non sa cosa vuole. Novello Marx, Calenda squaderna il suo manifesto. E Orfini è contro tutto e tutti. Mentre a Firenze e dintorni riecheggiano gli slogan di sempre, destinati alla sconfitta. Alla manifestazione contro il razzismo che non c’è, Nardella ha parlato dell’elefante longanesiano: dell’antifascismo e della Resistenza. Rossi ha insistito sullo ius soli e sull’immigrazione che ci farà diventare il Paese di Bengodi. Mentre la gente comune, a cominciare dalla rapinata delle Cure, reclama legalità e sicurezza. La paura fa Novanta. Di qui la trovata di Giani e Lotti di cambiare la legge elettorale. Basta doppio turno, quasi che fosse piovuto dal cielo. Sì alla proporzionale con premio di maggioranza. Con la speranza di una vittoria col trucco alle Regionali del 2020. Ma in materia elettorale gli apprendisti stregoni sono vittime dei loro artifici. Sic transit gloria mundi. E allora «Aridatece er Puzzone». Sempre che il Sullodato se ne stia zitto e buono per un po’. Mentre tu dormi, i tuoi compagni di partito lavorano per te. La pubblicità di Kinglax, nota marca di lassativi ai tempi del Ventennio, proprio questo diceva: «Mentre tu dormi, Kinglax lavora». Ma Mussolini la proibì, temendo che alludesse a lui.
Salvataggi L’insistenza del senatore di Scandicci affinché il Pd restasse all’opposizione ha evitato il peggio