Padre e compagna uccisi dal figlio Poi lui vaga in auto per tredici ore
Impruneta, la tragedia nella notte. L’uomo è stato fermato a Calenzano in stato confusionale
Ha accoltellato il padre e la compagna del padre nel cuore della notte, poi si è chiuso alle spalle la porta di casa, è salito sulla sua adorata Panda e ha iniziato a vagare senza meta per tredici ore, fino a quando è stato fermato dai carabinieri. A uccidere Osvaldo Capecchi, pensionato che ha lavorato all’Ataf, originario di Rossano Calabro (Cosenza), e la sua convivente Patrizia Manetti, fiorentina, entrambi 69 anni, nel loro appartamento al terzo piano del caseggiato di case popolari in via Luigi Longo è stato il figlio di lui che viveva con loro, Dario Capecchi, 43 anni, da anni in cura psichiatrica e problemi di alcol e droga sulle spalle.
A trovare i corpi senza vita ieri mattina intorno alle 11.30 è stato il figlio più grande di Osvaldo: lui riverso per terra nell’ingresso di casa, forse mentre cercava di trovare scampo per le scale, lei in camera da letto. Sul letto matrimoniale il sangue della mattanza. Dario Capecchi viene fermato nel pomeriggio a Calenzano in stato confusionale. Davanti ai carabinieri pronuncia frasi sconnesse e senza senso: «Me l’ha detto l’Isis di uccidere, siamo tutti in pericolo». Ieri sera, nella caserma dei carabinieri di Borgognissanti, davanti al pm Massimo Lastrucci, confessa ma poi chiede quando può tornare a casa che ha voglia di una birra.
Dario Capecchi aveva smesso da una settimana di prendere i farmaci che gli aveva prescritto lo psichiatra e il padre voleva convincerlo a riprendere la cura. Ma lui non ne voleva sapere. Aveva annunciato la decisione anche sul profilo Facebook. «Diceva di sentirsi meglio e di non avere più bisogno di medicine», raccontano i parenti. I vicini raccontano di aver sentito intorno alle due di notte una violenta discussione provenire dall’appartamento dei Capecchi, di aver sentito la porta di casa sbattere e il motore dell’auto di Dario ripartire a tutta velocità. Nessuno però si allarma più di tanto. Il litigio non è certo il primo — racconta chi li conosce da anni — ma nessuno può immaginare che sarà l’ultimo.
La chiamata di allarme arriva ieri mattina alle 11.26 alla centrale dei carabinieri. Fabio, il fratello di Dario, viene chiamato dal vicino di casa che ha il balcone confinante. Non avendo visto Aldo (così veniva chiamato Osvaldo) arrivare sul balcone, come tutte le mattine, per fumare la prima sigaretta della giornata, si preoccupa. Nessuno in casa risponde al telefono, così Fabio entra con le sue chiavi e trova i corpi martoriati. Nessuna traccia del fratello più piccolo e della sua macchina, una vecchia Panda nera personalizzata che era la sua passione. I carabinieri del Reparto operativo guidato dal tenente colonnello Carmine Rosciano iniziano la caccia. Si teme che possa uccidersi, una volta presa coscienza di quello che ha fatto.
Alle 12.30 il cellulare di Dario viene localizzato a Calenzano, nei pressi della località La Chiusa. Alle 14.30 la Panda nera che non passa inosservata viene trovata ferma sulla corsia di emergenza dell’A1, sul tratto che va da Calenzano a Barberino, al chilometro 273. Dieci minuti prima delle 15 i carabinieri della stazione di Calenzano riescono a trovarlo e a bloccarlo. È in stato confusionale, dopo aver abbandonato l’auto in autostrada ha percorso a piedi un tratto arrivando ad un boschetto limitrofo. Non è armato — il coltello usato per uccidere non è stato trovato — dice frasi senza senso. «Siamo tutti in pericolo» ripete. E alla fine della lunga giornata, prima che il pm gli notifichi il fermo per duplice omicidio aggravato: «Quando posso tornare a casa?».
Frasi sconnesse
Ai carabinieri: «Me l’ha detto l’Isis di uccidere Adesso posso andare a casa mia?»
La svolta
Aveva smesso da poco con gli psicofarmaci e lo aveva annunciato anche su Facebook