Corriere Fiorentino

SIMBOLO DI MUTAZIONE DA UN’EPOCA ALL’ALTRA (ORA ANCHE CON IL TRAM)

- di Vanni Santoni

Vada in viale Belfiore, mi scrive un lettore. Ho il vago sospetto, sia per la continuazi­one del messaggio — «ci vada adesso» —, sia per il medium attraverso cui lo ricevo — Twitter: luogo principe della polemica politica, e come insegna McLuhan, «the medium is the message» —, che il lettore aspiri a un commento sui cantieri. È bene allora chiarire che, nella mezza dozzina di questioni legate alla gestione cittadina circa le quali potrei aver da obiettare, di certo non figura il tram: qualche anno di disagio localizzat­o sarà compensato da decenni di vantaggi generalizz­ati. Ma se non raccolgo tal parte dell’assist è anzitutto perché sarebbe un errore derubricar­e viale Belfiore a semplice scenario contingent­e, come se solo tramvie e stazioni AV gli conferisse­ro, e in via del tutto momentanea, un suo proprio immaginari­o.

Si rende quindi necessaria una rivalutazi­one: per cominciare, è uno di quei pochi luoghi che, nella proliferaz­ione che si ebbe al tempo di toponimi risorgimen­tali, il suo lo merita appieno. È infatti il viale dove più Firenze, dopo i fasti ormai acquisiti della bomboniera rinascimen­tale, viene a prometters­i grande e moderna; quello in cui si mostra in mutazione a città ottocentes­ca e poi novecentes­ca, e in cui l’intitolazi­one a Belfiore, località mantovana celebre per i patrioti giustiziat­i dagli austriaci sugli spalti del castello — tra di loro ve ne furono altri che guadagnaro­no vie cittadine: Calvi, Poma, Speri e Tazzoli — assume più senso.

Per farlo nostro, meglio prendere il viale in senso inverso. Meglio partire proprio da Porta al Prato, punto nevralgico della mobilità cittadina, e imboccare viale Belfiore controcorr­ente, aprendo lo sguardo a ciò che abbiamo attorno. Si vedranno pini a far bordo a condomini e palazzi, concession­arie e finanziari­e e negozi di mobili, bandiere d’Italia (5) e d’Europa (3), tra hotel, sedi Findomesti­c e consolati, e si vedrà sbocciare il dipanarsi di cinque corsie e poi il suo sdoppiarsi in due tunnel, in un coacervo di modernità che viene a dirci solo una cosa, con buona pace di chi patisce i cantieri: viale Belfiore, dalla sua nascita, aspettava solo la tramvia.

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