Corriere Fiorentino

«Così realizzo il sogno di sfilare ad AltaRoma»

Fabio Pucci è l’unico allievo toscano alla kermesse

- L.A.

Il desiderio di poter modificare a suo piacimento gli abiti è stata la costante da quando era adolescent­e. Oggi il ventunenne Fabio Pucci sta per ricevere il diploma all’Istituto Modartech di Pontedera dove frequenta il corso triennale di Fashion Design ed è l’unico allievo di una scuola di moda toscana ad essere stato selezionat­o, dopo aver partecipat­o al concorso di Cna Federmoda, per una sfilata che si terrà oggi a Cinecittà in occasione di AltaRoma. «La mia storia — racconta — è la prova che i sogni si possono realizzare. Sono nato a Monsummano e sin da bambino ho amato la moda. Avevo una mia idea su come vestirmi ma non trovavo nella vetrine della grande distribuzi­one i capi da me desiderati. Grazie all’aiuto di mia nonna che non è una sarta ma come tutte le nonne sapeva cucire ho iniziato così il mio percorso creando gli abiti a mio piacimento, magari modificand­o quelli del mio guardaroba». La macchina da cucire a pedale della nonna, i vecchi scampoli di stoffa da modellare secondo la sua creatività e la possibilit­à grazie ad una parente «che confeziona­va capi spalla» di osservare dal vivo i processi che dal modello portano al capo finito sono stati la sua gavetta fino alla scelta degli studi superiori. «Cercavo una scuola che rispettass­e il mio stile e che mi desse gli strumenti necessari a dare forma alle mie idee. Così sono approdato all’istituto Modartech che mi ha insegnato a creare modelli tanto che in questo terzo anno ho potuto dare vita ad una mini collezione di sei capi quattro dei quali ora sfileranno ad AltaRoma, una passerella di visibilità per me inaspettat­a». Ispirati alla moda di Balenciaga degli anni ‘50 i capi di Fabio Pucci sono frutto di una lavoro di ricerca che punta a valorizzar­e forme e volumi ma anche le tecniche sartoriali di una volta. «In alcune delle creazioni della collezione che ho chiamato “Tailor Couture” ho voluto lasciare a vista alcune lavorazion­i proprio per dare valore alla sartoriali­tà. Così negli abiti si vedono le intelature interne e ho lasciato i capi incompleti quasi fossero da terminare con cuciture, spilli, fili e spalline che diventano accessori essi stessi e decorazion­i degli abiti». Ma il messaggio va anche al tema della sostenibil­ità. «Credo che oggi l’industria della moda debba tenere conto dell’ambiente e per questa ragione il mio intento di sostenibil­ità si traduce nei capi grazie all’uso di vecchie tende da sole».

Passioni

«Frequento l’Istituto Modartech, ma ho iniziato grazie alla nonna»

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