Corriere Fiorentino

Uccisi nella notte dal figlio La tragedia dell’Impruneta

Accoltella­ti padre e compagna: l’uomo, con problemi psichiatri­ci, fermato dopo 13 ore

- Merciai, Mollica e Sarra

Doppio omicidio all’Impruneta nella notte: Dario Capecchi, 43 anni, ha ucciso a coltellate il padre Osvaldo e la compagna del padre, Patrizia Manetti, entrambi di 69 anni. L’uomo era in cura psichiatri­ca e ha avuto per anni problemi di alcol e droga. A scoprire il delitto è stato il fratello maggiore.

«Dario dal benzinaio non metteva mai più di cinque euro — racconta con le lacrime agli occhi il fratello maggiore Fabio, 46 anni, artigiano che lavora come tagliatore di vetro — Stamani invece sembra che sia passato e abbia chiesto venti euro, dicendo che lunedì sarebbe venuto mio padre a pagare...».

La foto della follia di Dario sta tutta in queste poche parole. Forse cercava di convincere se stesso, di esorcizzar­e un atto imperdonab­ile. E invece il padre Osvaldo, in quel momento, era senza vita da diverse ore, riverso sul pavimento vicino alla porta dove lo stesso Fabio lo ha ritrovato ieri mattina. «Provavo a chiamarlo e non rispondeva, i vicini vedevano le tapparelle abbassate alle 11, ho capito che era successo qualcosa. Il babbo era buono come il pane: altrimenti come avrebbe potuto sopportare Dario...». Già, Dario. Un ragazzo problemati­co da sempre, qualche inciampo nella droga e nell’alcol, ma mai stato aggressivo. Un po’ strano forse, quello sì. Come quella volta, anni fa, che gettò dalla finestra una radio a un vicino di casa convinto che ci fosse una bomba. «Il padre, mortificat­o, comprò una radio nuova e si scusò mille volte». Pochi amici, tanti lavori saltuari, l’ultimo, trovato quattro mesi fa, come operaio in una fornace. «Sono contento — diceva negli ultimi giorni a chi lo incontrava — tra poco vado anche in ferie».

Dieci anni fa per una brutta malattia aveva perso la madre e da quel momento le sue condizioni di salute erano peggiorate. Mentre il fratello

Il fratello Ho capito che era successo qualcosa intorno alle 11 Il babbo era buono come il pane, altrimenti non avrebbe potuto sopportarl­o in casa

più grande è andato a vivere per conto suo, lui è sempre rimasto a vivere con il padre, e poi, da qualche anno, quando Aldo si era riaccompag­nato, con Patrizia, anche lei con un figlio.

Il suo amore più grande era la sua vecchia Panda nera, truccata e «customizza­ta» con adesivi sgargianti. Il rombo dell’auto è stato udito dai vicini intorno alle 2, probabilme­nte già in fuga dalla realtà. Aveva una passione

Il sindaco Lo conosco bene, fin da piccolo

È un ragazzo burlone, alla mano Sono attonito, l’ho visto 15 giorni fa e sembrava contento e più sereno del solito Invece...

anche per la musica. Dario de Janeiro, il suo nome di battaglia quando si metteva alla consolle e si offriva come deejay ai locali della zona. Sul suo profilo Facebook, tra le foto che lo ritraggono in veste di dj, commenti che facevano presagire una rinascita: «Da ora vita sana», scriveva postando la foto di un estathé, al posto della solita birra. «Sono tornato a stare bene come trent’anni fa, quando non fumavo nemmeno le sigarette, ho trovato la felicità». Parole che adesso suonano grottesche. Così come suona sinistro quel commento postato su Facebook dal fratello Fabio lo scorso 28 febbraio, dopo l’ennesimo fatto di cronaca nera: «Posso capire che stai malissimo per la separazion­e. Sei depresso? Ammazzati te se non riesci a uscirne fuori da questa situazione, invece sei un bastardo spari a tua moglie e uccidi i tuoi figli,che schifo di uomo».

Che cosa sia passato nella mente di Dario la notte in cui ha ucciso e come abbia passato le tredici ore in fuga è quello che stanno cercando di ricostruir­e i carabinier­i. Qualcuno ha raccontato di averlo visto tranquillo alle otto del mattino mentre faceva colazione, qualcuno dice di averlo avvistato mentre pescava, altri dicono che forse è passato dal cimitero a trovare la tomba della madre.

«Sono attonito — dice il sindaco di Impruneta Alessio Calamandre­i — Andavo in classe insieme a suo fratello, conosco bene la famiglia: erano originari del sud, Dario arrivò a Tavarnuzze quando aveva 6-7 anni, poi la famiglia si spostò qui a Impruneta». Il primo cittadino quasi stenta a credere all’accaduto: «È un ragazzo burlone, alla mano, casinista. Certo, aveva avuto problemi con la droga, inutile nasconderl­o: la nostra zona negli anni ‘80 era una delle centrali di spaccio più grosse di tutta la Toscana». Il peggio sembrava però alle spalle: «Non beveva più, l’ho visto l’ultima volta una quindicina di giorni fa, tutto contento con la sua Panda. Per qualsiasi cosa ci sarò, il fratello è una brava persona: non se lo meritava».

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(foto Berti/Sestini) I carabinier­i davanti alla casa della tragedia, sopra Dario Capecchi
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Dario immortalat­o mentre lavora come deejay, uno dei suoi hobby
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Il post di cinque giorni fa con cui Dario annunciava di voler dedicarsi a «una vita sana» senza alcol né droghe
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La sua Panda rielaborat­a con cui era conosciuto in tutto il paese

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