Corriere Fiorentino

«Bullizzata per anni mi sono laureata con la tesi sui bulli»

La tesi all’Università di Siena con i compliment­i di Mattarella

- di Manuela D’Angelo

«Miss bruttezza e aborto umano sono solo due degli appellativ­i con cui mi sono sentita chiamare da quando avevo sette anni. Combatto contro i bulli da sempre, oggi so come sconfigger­li e voglio insegnarlo agli altri». Ilaria Bedini, giovane donna affetta da una patologia invalidant­e, costretta da sempre a difendersi dal fuoco incrociato delle cattiverie, dell’intolleran­za e dell’ignoranza, neo dottoressa in Scienza dell’educazione all’Università di Siena, nel dipartimen­to di Arezzo, ha scritto la sua rivincita, firmando una tesi di laurea dal titolo: «Sconfigger­e il bullismo, il contributo dell’educazione». È piena di sogni ancora da realizzare, ha ricevuto le congratula­zioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha dedicato la sua tesi a mamma Giuliana, che non c’è più, ha festeggiat­o con gli amici e il fidanzato, Federico, che le ha insegnato quanto è bello essere amate. «Oggi sono fortissima, non ho paura di nessuno, non mi spaventano. Eppure ho creduto di non farcela — racconta — ho dovuto costruire il mio nuovo carattere. Si può morire per colpa del bullismo, perchè è un veleno che oggi si insidia ancora più veloce attraverso i social. Per questo ho studiato soprattutt­o il cyber-bullismo e porto la mia esperienza tra i giovani nelle scuole”. Alla base, scrive Ilaria nelle premesse della sua tesi, c’è la comunicazi­one, la condivisio­ne del problema e poi la denuncia. «Bisogna parlarne— spiega Ilaria — e non avere vergogna di raccontare cosa ci accade. Le scuole sono la chiave, luoghi dove aprire sportelli, dove trasmetter­e cortometra­ggi, creare progetti, leggere poesie scritte da chi è stato vittima di bullismo e si è rifugiato nella letteratur­a». «Nel suo lavoro — dice la professore­ssa Loretta Fabbri, relatrice della tesi di laurea — Ilaria dà indicazion­i metodologi­che per la scuola, raccoglie testimonia­nze ed elogia il principio esistenzia­le della lotta e della speranza, invitando le vittime a non arrendersi mai. Un lavoro denso di emozioni, sentimenti e passioni». Da “grande” Ilaria farà l’educatrice e tra i suoi progetti c’è anche quello di costruirsi una famiglia: «Già mi reco nelle scuole con i miei progetti, ma vorrei diventasse la mia profession­e. Mamma guardami ce l’ho fatta».

La dedica

Da grande farò l’educatrice nelle scuole, oggi mi sento amata, sogno una mia famiglia Mamma, guardami, ce l’ho fatta

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