NON C’È CRESCITA SENZA IL RISPETTO DELLE AZIENDE
Caro direttore le scrivo in relazione al Decreto dignità, varato dal governo. Tra le nostre aziende della Toscana del sud sono oltre mille i lavoratori con contratto a tempo determinato in scadenza nei prossimi mesi; per queste persone si possono determinare gravi problemi legati alla difficoltà delle imprese di decidere con un quadro normativo in cambiamento. Anche sul lato degli investimenti il decreto genera una paralisi, molti dei nostri imprenditori stanno necessariamente valutando il da farsi: sono a rischio, solo per i principali progetti dei nostri imprenditori, oltre 30 milioni di possibili investimenti. C’è urgente bisogno che il Governo capisca che oltre al tema delle delocalizzazioni, con l’art. 5 del Decreto si inserisce in maniera poco chiara e generica una misura che penalizza le aziende che, accedendo a risorse pubbliche per sostenere i propri investimenti, infatti si inserisce la necessità di garantire livelli occupazionali per 5 anni. Anche in questo caso è soprattutto l’aleatorietà della norma e la non certezza di come essa verrà applicata che sta generando un vero e proprio terremoto che mette in forse decine di progetti di investimento.
La presunzione di comportamenti non consoni all’etica dello sviluppo locale si traduce in un ingiusto annientamento delle certezze necessarie per fare impresa. Le migliaia di piccole e medie imprese dei nostri territori che vogliono, progettando di investire, resistere e continuare a crescere, non sono certo equiparabili alle aziende che delocalizzano di cui parla il ministro Di Maio. Inoltre, anche dal punto di vista istituzionale, a mio giudizio risulta intollerabile che un nuovo governo intervenga con un decreto per regolare tematiche strutturali per l’economia delle imprese ed il mercato del lavoro, senza alcun confronto con le parti sociali.
Nessuno vuole precarizzare il Paese, ma le imprese vanno accompagnate e sostenute con politiche eque per metterle in grado di sostenere una sempre crescente possibilità di offerta di lavoro stabile e duraturo. Dobbiamo poi uscire una volta per tutte dalla visione, solo italiana, che fa pienamente coincidere lavoro a tempo determinato con precariato. Ritengo inoltre necessario il reinserimento del voucher, strumento utile per garantire lavoro ed al tempo stesso rispondere alle esigenze delle imprese legate a cicli produttivi stagionali. Anche le multinazionali, che sono tornate ad investire in Toscana, sono perplesse circa gli effetti del decreto; gli investimenti hanno bisogno di appoggiare su impianti normativi stabili, lungimiranti ed attenti ai bisogni delle aziende, mentre il decreto va nella direzione opposta. Chiediamo che per i reali bisogni delle imprese, per non vanificare gli sforzi fatti per cercare di uscire dalla crisi, il governo non porti avanti queste mosse suicide per l’economia della Toscana e del Paese. Non c’è futuro senza rispetto delle imprese, non c’è crescita se non si aiuta chi l’economia e l’occupazione le creano e le sostengono.