Corriere Fiorentino

NON C’È CRESCITA SENZA IL RISPETTO DELLE AZIENDE

- Di Paolo Campinoti* *presidente Confindust­ria Toscana Sud

Caro direttore le scrivo in relazione al Decreto dignità, varato dal governo. Tra le nostre aziende della Toscana del sud sono oltre mille i lavoratori con contratto a tempo determinat­o in scadenza nei prossimi mesi; per queste persone si possono determinar­e gravi problemi legati alla difficoltà delle imprese di decidere con un quadro normativo in cambiament­o. Anche sul lato degli investimen­ti il decreto genera una paralisi, molti dei nostri imprendito­ri stanno necessaria­mente valutando il da farsi: sono a rischio, solo per i principali progetti dei nostri imprendito­ri, oltre 30 milioni di possibili investimen­ti. C’è urgente bisogno che il Governo capisca che oltre al tema delle delocalizz­azioni, con l’art. 5 del Decreto si inserisce in maniera poco chiara e generica una misura che penalizza le aziende che, accedendo a risorse pubbliche per sostenere i propri investimen­ti, infatti si inserisce la necessità di garantire livelli occupazion­ali per 5 anni. Anche in questo caso è soprattutt­o l’aleatoriet­à della norma e la non certezza di come essa verrà applicata che sta generando un vero e proprio terremoto che mette in forse decine di progetti di investimen­to.

La presunzion­e di comportame­nti non consoni all’etica dello sviluppo locale si traduce in un ingiusto annientame­nto delle certezze necessarie per fare impresa. Le migliaia di piccole e medie imprese dei nostri territori che vogliono, progettand­o di investire, resistere e continuare a crescere, non sono certo equiparabi­li alle aziende che delocalizz­ano di cui parla il ministro Di Maio. Inoltre, anche dal punto di vista istituzion­ale, a mio giudizio risulta intollerab­ile che un nuovo governo intervenga con un decreto per regolare tematiche struttural­i per l’economia delle imprese ed il mercato del lavoro, senza alcun confronto con le parti sociali.

Nessuno vuole precarizza­re il Paese, ma le imprese vanno accompagna­te e sostenute con politiche eque per metterle in grado di sostenere una sempre crescente possibilit­à di offerta di lavoro stabile e duraturo. Dobbiamo poi uscire una volta per tutte dalla visione, solo italiana, che fa pienamente coincidere lavoro a tempo determinat­o con precariato. Ritengo inoltre necessario il reinserime­nto del voucher, strumento utile per garantire lavoro ed al tempo stesso rispondere alle esigenze delle imprese legate a cicli produttivi stagionali. Anche le multinazio­nali, che sono tornate ad investire in Toscana, sono perplesse circa gli effetti del decreto; gli investimen­ti hanno bisogno di appoggiare su impianti normativi stabili, lungimiran­ti ed attenti ai bisogni delle aziende, mentre il decreto va nella direzione opposta. Chiediamo che per i reali bisogni delle imprese, per non vanificare gli sforzi fatti per cercare di uscire dalla crisi, il governo non porti avanti queste mosse suicide per l’economia della Toscana e del Paese. Non c’è futuro senza rispetto delle imprese, non c’è crescita se non si aiuta chi l’economia e l’occupazion­e le creano e le sostengono.

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