Vertice tra Rossi e il Pd, con l’ombra del rimpasto
Oggi la riunione-fiume del centrosinistra: rimpasto fuori dal tavolo, ma i renziani insistono
Vertice-maratona oggi in Regione della coalizione che sostiene il governatore Rossi. Il Pd presenterà un documento di fine legislatura e si cercheranno priorità condivise. Con l’ombra del rimpasto.
Sarà una riunione fiume, a Palazzo Strozzi Sacrati dalla mattina a fine pomeriggio. Il presidente della Regione, Enrico Rossi, gli assessori e tutti i consiglieri regionali della maggioranza (Pd e Mdp), saranno attorno ad un tavolo per stilare il programma di fine legislatura, dare quel «cambio di passo» chiesto a gran voce dal Pd prima della debacle elettorale di marzo e giugno. Con l’argomento del rimpasto, anche questo chiesto da pezzi del Pd e finora escluso dal governatore, alla finestra. Il vertice era atteso da tempo e se non si parlerà della nuova legge elettorale regionale («non è nel programma di governo della coalizione», spiega un consigliere Pd) né forse del rimpasto, di certo si partirà dal documento che il capogruppo Pd in Consiglio regionale introdurrà e dai temi chiave — sanità, rifiuti, ambiente, sostegno all’economia e al credito, decentramento — nonché dalla valutazione di quanto fatto. Una discussione «franca», come si aspettano sia Rossi che i consiglieri e gli assessori, con molta distanza sia sui rifiuti — il Pd continua a chiedere al governatore alternative concrete al termovaloriz-zatore di Case Passerini che Rossi ha deciso di cancellare — sia sulla sanità, nonostante i nuovi interventi per tagliare le liste di attesa, che si cercherà di ridurre. La discussione servirà per mediare e tracciare le priorità per i prossimi mesi e dovrebbe portare a un documento congiunto sulle priorità. La vigilia del vertice ha visto la limatura del documento Pd, l’assicurazione che il rimpasto non sarà sul tavolo (anche se alcuni renziani restano convinti della sua necessità e della possibilità che si realizzi prima della pausa estiva) e la tensione è stata diminuita anche dal fatto che l’assemblea toscana del Pd non si terrà più domani come previsto, ma sabato 21, dando più tempo per evitare la battaglia sul nuovo segretario e sugli equilibri interni al partito e sul congresso. Restano le voci sugli assessorati in bilico — ambiente, sanità ma anche agricoltura — e la volontà di arrivare ad un documento unitario, per dare forza alla coalizione e ad un’azione di governo che deve confrontarsi con uno scenario profondamente mutato sia a livello locale che nazionale e governativo. Proprio per questo il vertice sarà fiume, durerà tutta la giornata: più tempo per parlarsi a porte chiuse, confrontarsi, litigare anche, ma trovare una ripartenza. Senza la quale sarà più difficile arrivare a fine legislatura, nel 2020. vento di solitudine anche tra la nostra gente. Come rispondiamo? Io credo serva un nuovo modello di welfare. Di certo non si può restare aggrappati ai bei risultati del passato né continuare a tagliare una coperta che è già corta».
Andiamo sul concreto: la riforma delle Asl non basta?
«La riforma va benissimo, ma il tema non può essere solo il risparmio».
Infrastrutture: quali sono le priorità?
«Completamento della terza corsia autostradale, aeroporto di Firenze e raddoppio ferroviario».
Tra le infrastrutture previste dal vostro programma ci sarebbero anche i termovalorizzatori, ma Rossi ha già stralciato quello di Case Passerini.
«Secondo me l’impianto serve. Io non ho dubbi su questo. Va bene l’economia circolare, ma pensare di risolvere il tema rifiuti con la raccolta differenziata e il riciclo è una pia illusione. È chiaro che la popolazione abbia dubbi e paure, ma la politica deve spiegare bene le sue ragioni e poi decidere».
E l’impianto di Montale? Chiude, come promesso anche dai vostri sindaci eletti nel Pistoiese, oppure, cancellato Case Passerini, i rifiuti della Toscana centrale finiranno a Montale?
«Questa è una preoccupazione vera. I patti però erano altri e io sono per rispettarli. Quel che è certo è che non ci può essere una zona della Toscana che si fa carico dei problemi e un’altra che ne rimane immune».
Nel Pd c’era chi ha pensato a lei come segretaria regionale, ora l’ipotesi sembra tramontata. Vannino Chiti ha detto che la ripartenza del Pd non può essere affidata a un renziano e che lei non incarna il nuovo.
«Non mi permetto di criticare Chiti. Non solo perché lo stimo, ma anche perché è stato un personaggio politico molto autorevole nella mia città negli ultimi 30-40 anni. Sono certa di non essere il nuovo. Sono un po’ all’antica infatti. Per me i congressi si fanno nelle sedi proprie, non sui giornali. Capisco però che i nuovi millenials, gli innovatori come Chiti, abbiano altre abitudini rispetto alle mie. Che vogliamo fare? Non si può fermare il cambiamento».
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