LAVORO, SICUREZZA: IL PD E LE RAGIONI DI UNA SCONFITTA
Caro direttore, l’intervento del consigliere regionale Antonio Mazzeo, già vicesegretario del Pd della Toscana, pubblicato il 4 luglio scorso sulle pagine del Corriere Fiorentino, pone questioni che meritano una riflessione, perché è indubbio che il primo dovere di un dirigente politico è riuscire a vedere la realtà che ha di fronte agli occhi. L’analisi della sconfitta, anzi delle sconfitte, è quindi indispensabile non tanto per indicarne i responsabili e auspicare che ne traggano le inevitabili conseguenze, ma per evitare di ripetere nel futuro i medesimi sbagli. Nei prossimi due anni il Pd e la Toscana si giocheranno una partita decisiva. Tutti i numeri e gli indicatori ci dicono che la proposta di destra dominata dalla Lega potrebbe risultare vincente. Infatti è evidente come la propaganda leghista, ma anche quella grillina, siano riuscite nell’intento di far apparire il Pd e i governi di centrosinistra come establishment tutto teso a resistere al prorompente vento del cambiamento. È vero che si tratta di propaganda, e già il governo nazionale giallo-verde di Lega e 5Stelle sta facendo misurare la grande distanza che intercorre fra demagogia e riforme. Ma è anche vero che non possiamo più basarci solo sulla difesa delle tante buone cose fatte. Governare bene è sì indispensabile ma è anche insufficiente se non daremo una speranza ai toscani. Non è un caso che in quasi tutta la zona di costa della Toscana il Pd e il centrosinistra abbiamo subito pesanti sconfitte. Cioè proprio nelle zone dove più forti si sono fatte sentire le contraddizioni fra le difficile condizione economica e la complicata situazione sociale. Specularmente non è un caso che il Pd vada meglio (o meno peggio) fra Firenze e Prato, dove c’è più crescita è più occupazione. Insomma dobbiamo tornare a essere noi a imporre l’agenda e smetterla di inseguire gli altri. Se la sicurezza ad esempio è un tema oggettivo dobbiamo affrontarlo non solo guardando al necessario rispetto della legalità, ma anche intervenendo per aumentare la sicurezza sociale. Il che significa concretamente spostare risorse sul lavoro stabile e di qualità e sui servizi pubblici. Perché i più ricchi possono fare a meno di treni e bus ma pendolari e studenti no, e perché le liste d’attesa non le subiscono quelli che hanno i soldi per pagarsi visite e cure privatamente. Si tratta di soli due esempi, altri se ne potrebbero fare. Ma c’è una pre-condizione a tutto questo: che il Pd ripensi se stesso scegliendo la strada dell’apertura, riflettendo laicamente sugli errori fatti, e cercando sempre di preferire la capacità alla fedeltà.