Striscioni e lacrime, così Shangai saluta la signora delle caramelle
Livorno: è morta Elsa Sanguinetti, per tutti la «Chiccaia»
«Perché la chiccaia non c’è?» chiede un bambino alla madre. Da due giorni i bambini di Shangai, storico quartiere popolare a nord di Livorno, rimangono delusi: la baracchina verde dove Elsa Sanguinetti vendeva i «chicchi», caramelle e dolcezze varie, è chiusa. E non aprirà più.
Sulle saracinesche del chioschetto di via Paretti i residenti del quartiere hanno affisso tre striscioni per ricordare Elsa: «Nessuno muore sulla terra, finché vive nel cuore di chi resta», «Ciao Elsa», «Shangai è con te».
Elsa Sanguinetti, per tutti la «chiccaia», si è spenta domenica sera a 88 anni dopo una lunga malattia che l’aveva portata una settimana fa ad essere ricoverata al reparto di cure palliative dell’ospedale di Livorno.
«Stava male ma non voleva lasciare la sua baracchina — racconta un residente di Shangai — si era inventata un mestiere e soprattutto lo faceva per gli altri nonostante portasse a casa davvero pochi spiccioli: per questo era così amata da tutti, per la sua generosità». Elsa ormai era diventata l’ultima bandiera di un quartiere difficile, dove i residenti ogni giorno devono convivere con risse, spaccio di droga e occupazioni abusive, tanto che la sua attività aveva anche dato il nome al blocco di case popolari che si affaccia su via Nino Bixio: «Sto alla Chiccaia» dicono orgogliosi i residenti delle case popolari.
In molti, negli ultimi giorni, erano andati a trovarla all’ospedale e domenica sera hanno mandato centinaia di messaggi di cordoglio ai suoi tre figli Alessandra, Claudio e Franco.
Ieri gli abitanti di Shangai l’hanno salutata per l’ultima volta: dopo il funerale al cimitero dei Lupi, il carro funebre è passato proprio davanti alla sua baracchina con le saracinesche abbassate. «Elsa ormai era il pilastro di Shangai — si emoziona Giuliano Marchesini, storico elettricista — dopo la chiusura del bar Sport era l’ultimo punto di riferimento della nostra generazione: con lei un pezzo del quartiere se n’è andato e noi ci sentiamo tutti un po’ più soli».
Elsa Sanguinetti, dopo una vita passata al numero 54 di via Bixio, un anno fa era stata trasferita dal Comune nel quartiere limitrofo di Corea perché la sua casa non era più agibile e sarebbe stata buttata giù entro pochi mesi. Ma lei alla nuova sistemazione non si era mai affezionata e ogni pomeriggio, subito dopo pranzo, tornava a Shangai per aprire la sua baracchina con i dolciumi sempre ben confezionati e le granite da vendere ai bambini del quartiere.
Il chiosco di Elsa però era anche un punto di ritrovo: le donne di Shangai andavano a trovarla rimanendo a parlare con lei fino allora di cena. «Se lo sa mia figlia che Elsa non c’è più — si dispera Duilio, che sta a Shangai da più di trent’anni — da bambina non poteva andare a scuola senza prima fare una tappa alla sua baracchina: i chicchi lei non li avrebbe presi da nessun’altra parte perché in qualche modo avrebbe tradito la sua proprietaria. Ora dovrò dirglielo ma non so come fare».