LE NOSTRE PIAZZE A UN BIVIO
Dalla Versiliana a Capalbio libri, dall’Estate fiorentina a Bolgheri festival, è iniziata la stagione in cui città e borghi della Toscana brulicano di eventi culturali, spettacoli, presentazione di libri. Se la scuola, e quindi la cultura, sono «il laboratorio antropologico dell’Italia», come ha sostenuto lo scrittore Eraldo Affinati, concludendo la nona edizione pistoiese dei Dialoghi sull’uomo, l’insieme di queste iniziative incoraggiano a pensare che forse un diverso modello di turismo è possibile. Anche nella Toscana dei troppi mangifici.
E proprio I Dialoghi 2018 di Pistoia — più 10 per cento di visitatori — sono un esempio incoraggiante di come possano funzionare gli eventi che intrecciano turismo, arte e cultura. Formula per la verità non nuova. Da anni a Lucca ad esempio vengono organizzati eventi e manifestazioni di grande successo — dal Summer Festival a Lucca Comics — che attirano un turismo colto e giovanile, in palcoscenici di rara bellezza.
La crisi del manifatturiero ha portato le principali città toscane a riscoprire il turismo. Basti pensare alla crisi delle acciaierie e allo sguardo lungo di Paolo Virzì che nel suo primo film, La bella vita, girato a Piombino nel 1994, anticipa la trasformazione non solo economica, ma anche antropologica della città: il tramonto dell’acciaio. Anticipatrice una delle scene finali, in cui si vedono ex operai delle acciaierie che costruiscono stabilimenti balneari. Soprattutto nelle città d’arte si sta affermando l’insostenibile pesantezza del turismo basato su un modello di business dal guadagno facile, rapido. Risultato? Mangifici, degrado, svuotamento dei centri storici. Da risorsa economica che, almeno in parte, può arginare gli effetti del declino del manifatturiero, questo tipo di turismo rischia di corrodere la qualità di vita nelle nostre città. Che fare? C’è chi, per correre ai ripari, propone un ticket di ingresso. Forse però è più rispondente al senso delle nostre città per l’accoglienza, selezionare i visitatori in base non ai soldi, ma ad un’offerta turistica che punti su cultura e arte. Si deve in definitiva scegliere se le piazze, i palazzi, le chiese e i musei delle nostre città devono essere i luoghi delle movide senza regole e del food o non piuttosto lo straordinario palcoscenico di una cultura declinata nelle sue molteplici espressioni. Quest’ultima ci sembra la strada da percorrere. Qualche segnale, da Lucca a Pistoia, appare promettente.