Corriere Fiorentino

«Il ministro? Non è lui che può cambiare tutto»

Merlini: ciò che è approvato non si può cancellare per promesse elettorali

- Di Marzio Fatucchi

«Mah, partiamo dall’articolo 97. Perché mi pare che qualche ministro non l’abbia letto...». Stefano Merlini, professore di diritto costituzio­nale all’Ateneo fiorentino, parte dai «fondamenta­li» per parlare di grandi opere e delle scelte di cambiarle da parte del nuovo governo M5S-Lega. Cioè, appunto, dalla Costituzio­ne.

Professor Merlini, non è una novità: ogni governo che si insedia, prova a cambiare le scelte di quello precedente, in Italia. Ora il ministro ai Trasporti Danilo Toninelli del M5S, mette in discussion­e l’Alta velocità di Firenze e l’aeroporto di Peretola: ma c’è chi ha messo in discussion­e, e bloccato, lo stretto di Messina, per dirne una.

«Vero: ma il problema è l’ingerenza dei partiti nella Pubblica amministra­zione, al di là di ciò che le leggi, la continuità delle leggi e della Pubblica amministra­zione stessa, consentono».

C’è un limite tra scelte politiche e continuità amministra­tiva?

«Sì; basta leggere l’articolo 97 della Costituzio­ne. Se ci si dimentica che devono essere assicurati “il buon andamento e l’imparziali­tà dell’amministra­zione”, si lascia uno spazio di intervento ai ministri o amministra­tori locali che va al di là che quello la Costituzio­ne vorrebbe. Dall’800, con Marco Minghetti e Pasquale Turiello, ci si è sempre lamentati dei partiti che vanno al governo e ingeriscon­o nella Pubblica amministra­zione fino al punto di pretendere di assoggetta­re gli amministra­tori ai nuovi indirizzi politici senza distinguer­e tra ciò che si può fare e cosa no».

Toninelli ha annunciato che può revocare la Conferenza dei servizi per Peretola.

«Se ci sono leggi, come quella che inserisce l’aeroporto di Firenze nel Piano nazionale degli aeroporti strategici, approvato con decreto del Presidente della Repubblica, o come per l’Alta velocità dove sono state prese decisioni con atti di legge o amministra­tivi, non può essere consentito al ministro che arriva dopo le elezioni di sconvolger­e la continuità dell’ordinament­o e leggi dello Stato. Rispondere all’indirizzo politico è giusto, ma quando i funzionari e pubblici amministra­tori, locali o nazionali, si trovano di fronti ad atti amministra­tivi, che dipendono da leggi già approvate, non possono “interpreta­re” quelle leggi in maniera parziale, cioè a favore di quello che pensa un singolo ministro. Il loro dovere è difendere l’interesse nazionale e l’imparziali­tà».

Toninelli, quindi, può bloccare l’aeroporto di Firenze?

«No: fino a che non interviene una legge del Parlamento che modifica ciò che è stato deciso, il ministro non ha nessun potere di poterlo bloccare, solo perché il suo partito politico lo ha promesso. Peraltro poteva già promettere solo in base al principio di legalità: se il ministro pretende di farlo, senza che siano modificati principii e indirizzi attraverso una legge, sbaglia. Poi, c’è un problema generale».

Quale?

«Questo povero Paese è strattonat­o, diviso tra indirizzi politici diversi e qualche volta opposti che provengono da ministri diversi, che si sentono padreterni ed autorizzat­i a far finta che la storia di questa Paese sia cominciata con loro. La nostra Costituzio­ne dice che i pubblici amministra­tori, a cominciare dai ministri, hanno il potere di operare per cambiare indirizzi politici, ma lo devono fare in Parlamento attraverso le leggi. Quando ci saranno nuove leggi che diranno cose diverdelle se, dai trasporti all’immigrazio­ne, i ministri potranno prendere quelle decisioni. Le leggi si rispettano, anche se non si è d’accordo. Toninelli dice che Pisa è l’unico aeroporto della Toscana? Non lo può fare: il piano nazionale degli aeroporti (che dice che sia Pisa che Firenze, insieme, sono strategici, ndr) lui non lo può cambiare. Questi non hanno capito che mestiere stanno facendo».

Dalla decisione di sviluppare Peretola a oggi sono passati 8 anni. Per l’Alta velocità 25 anni. Nel frattempo, sono cambiati svariati governi...

«È il nostro sistema politico, oltre che amministra­tivo, che non funziona: perché è lento. Gli apparati amministra­tivi italiani, che dovrebbero realizzare quello che leggi dicono, sono molto deboli. Ma questo non è un buon motivo per intervenir­e con lo spoils system. Aveva ragione, ieri sul Corriere, Sabino Cassese: la legge sullo spoil system va cancellata, proprio per non assoggetta­re gli amministra­tori alla politica, ed avere invece una Pubblica amministra­zione efficiente ed imparziale. Un ministro non può sostituire il Parlamento, non può fare tabula rasa solo in base alle promesse. Bene che queste forze politiche abbiano votato No alla riforma costituzio­nale: ma avrebbero dovuto leggere la Costituzio­ne».

 C’è un limite tra scelte politiche e continuità amministra­tiva, non ci si può dimenticar­e che devono essere assicurati il buon andamento e l’imparziali­tà dell’amministra­zione Il dovere del ministro è difendere l’interesse nazionale e l’imparziali­tà

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Stefano Merlini, costituzio­nalista, fiorentino

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