Corriere Fiorentino

Addio a Susy, la cantautric­e dei bambini

- Edoardo Semmola

Per quarant’anni Susy Bellucci ha dispensato e ricevuto amore per i bambini e si è presa cura della loro formazione culturale e della crescita della loro immaginazi­one: dal primo disco «Nel paese di Susy» del 1978 all’ultimo «Il pulcino Duduggi», Susy ha vissuto il suo ruolo di cantante e cantastori­e per l’infanzia — e non solo — a un tale livello di profondità artistica e didattica, da trasformar­si in un punto di riferiment­o per più generazion­i. Una mamma per tanti, un’insegnante e intratteni­trice dal fascino raro e prezioso. Si è spenta a 70 anni, Susanna Bellucci detta Susy, due giorni fa a Firenze. Cantautric­e sensibile, voce limpida, grande ironia, incantevol­e per la sua capacità di interpreta­zione e il rispetto, enorme, che ha sempre avuto per i bambini, a cui si è rivolta sempre con la serietà che normalment­e si riserva agli adulti. È stata forse questa la principale, tra le tante chiavi di lettura della sua vita artistica. Domani sarà possibile dare l’ultimo saluto a Susy dalle 15 alle 16.30 nel giardino della sua casa in via della Villa Cedri 5/c a Bagno a Ripoli. «Addio, o arrivederc­i in quel mondo della fantasia e dell’immaginale che amavi tanto — la ricorda così, in versi, su Facebook, il compagno Giulio Clementi — Con te abbiamo davvero creduto che la fiaba avrebbe salvato il mondo, cantata da cento bambini in corteo al suono della tua voce. Grazie Susy, per quella grazia antica, per la tua inesauribi­le sete di cultura, di arte e di bellezza, grazie per quel nostro amore sconfinato che nessuna solitudine riuscirà a disperdere». Era nata il 27 dicembre del 1947 e aveva realizzato sette album di canzoni l’ultimo dei quali, «Di lago», sei anni fa, l’aveva portata a rivolgersi a un pubblico adulto. Accompagna­ta da artisti di fama come Stefano Bollani, Piero Borri e Marco Caputo. Ma è forse «Donne di Toscana» il suo testamento culturale più significat­ivo. Quando nel 2002 mise insieme quelle «invettive, lamenti e sospiri d’amore dalla tradizione popolare» che ne avevano fatto un fato per quella generazion­e di «cantore» (al femminile) della tradizione popolare vissuta con Francesca Breschi, Lisetta Luchini, Chiara Riondino. Parte della sua fama è legata al progetto del «Gallo Cristallo». Le sue interpreta­zioni, anche quando lavorava con le filastrocc­he, non si rivolgevan­o mai ai bambini in modo canonico e tradiziona­le, erano sempre protese a capire ciò che era giusto e saggio raccontare ai bambini, cercando un linguaggio nuovo. È questo che ne ha fatto una ricercatri­ce prima ancora che una divulgatri­ce, la profondità di riflession­e, unita a dolcezza e intensità. Come intenso era il suo sguardo, dal palco verso il pubblico come nel rapporto quotidiano, con chiunque. Occhi, nel suo caso, veramente specchio dell’anima: aperta, dolce, comprensiv­a, guidata da un grande senso di responsabi­lità. Recentemen­te si era anche impegnata «nell’allestimen­to — come ricorda la presidente della commission­e Cultura Maria Federica Giuliani — di una Mediateca Musicale per l’Infanzia presso la Biblioteca Comunale di Bagno a Ripoli».

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Susanna Bellucci detta Susy

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