Addio a Susy, la cantautrice dei bambini
Per quarant’anni Susy Bellucci ha dispensato e ricevuto amore per i bambini e si è presa cura della loro formazione culturale e della crescita della loro immaginazione: dal primo disco «Nel paese di Susy» del 1978 all’ultimo «Il pulcino Duduggi», Susy ha vissuto il suo ruolo di cantante e cantastorie per l’infanzia — e non solo — a un tale livello di profondità artistica e didattica, da trasformarsi in un punto di riferimento per più generazioni. Una mamma per tanti, un’insegnante e intrattenitrice dal fascino raro e prezioso. Si è spenta a 70 anni, Susanna Bellucci detta Susy, due giorni fa a Firenze. Cantautrice sensibile, voce limpida, grande ironia, incantevole per la sua capacità di interpretazione e il rispetto, enorme, che ha sempre avuto per i bambini, a cui si è rivolta sempre con la serietà che normalmente si riserva agli adulti. È stata forse questa la principale, tra le tante chiavi di lettura della sua vita artistica. Domani sarà possibile dare l’ultimo saluto a Susy dalle 15 alle 16.30 nel giardino della sua casa in via della Villa Cedri 5/c a Bagno a Ripoli. «Addio, o arrivederci in quel mondo della fantasia e dell’immaginale che amavi tanto — la ricorda così, in versi, su Facebook, il compagno Giulio Clementi — Con te abbiamo davvero creduto che la fiaba avrebbe salvato il mondo, cantata da cento bambini in corteo al suono della tua voce. Grazie Susy, per quella grazia antica, per la tua inesauribile sete di cultura, di arte e di bellezza, grazie per quel nostro amore sconfinato che nessuna solitudine riuscirà a disperdere». Era nata il 27 dicembre del 1947 e aveva realizzato sette album di canzoni l’ultimo dei quali, «Di lago», sei anni fa, l’aveva portata a rivolgersi a un pubblico adulto. Accompagnata da artisti di fama come Stefano Bollani, Piero Borri e Marco Caputo. Ma è forse «Donne di Toscana» il suo testamento culturale più significativo. Quando nel 2002 mise insieme quelle «invettive, lamenti e sospiri d’amore dalla tradizione popolare» che ne avevano fatto un fato per quella generazione di «cantore» (al femminile) della tradizione popolare vissuta con Francesca Breschi, Lisetta Luchini, Chiara Riondino. Parte della sua fama è legata al progetto del «Gallo Cristallo». Le sue interpretazioni, anche quando lavorava con le filastrocche, non si rivolgevano mai ai bambini in modo canonico e tradizionale, erano sempre protese a capire ciò che era giusto e saggio raccontare ai bambini, cercando un linguaggio nuovo. È questo che ne ha fatto una ricercatrice prima ancora che una divulgatrice, la profondità di riflessione, unita a dolcezza e intensità. Come intenso era il suo sguardo, dal palco verso il pubblico come nel rapporto quotidiano, con chiunque. Occhi, nel suo caso, veramente specchio dell’anima: aperta, dolce, comprensiva, guidata da un grande senso di responsabilità. Recentemente si era anche impegnata «nell’allestimento — come ricorda la presidente della commissione Cultura Maria Federica Giuliani — di una Mediateca Musicale per l’Infanzia presso la Biblioteca Comunale di Bagno a Ripoli».