Corriere Fiorentino

Bcc, in Toscana un fronte per fermare la riforma Renzi

Dodici istituti su quindici favorevoli alla moratoria proposta da Bagnai

- Silvia Ognibene

Il governo potrebbe approvare già mercoledì prossimo la moratoria di sei mesi sulla riforma del credito cooperativ­o vara dal governo Renzi. E in Toscana, al di là delle dichiarazi­oni ufficiali, la gran parte delle Bcc riunite nella Federazion­e, che hanno tutte aderito alla holding di Iccrea, è a favore della «pausa di riflession­e». Il presidente leghista della commission­e Finanze del Senato, Alberto Bagnai, ha proposto una moratoria fino a quando non sarà introdotto in Europa un quadro regolatori­o più favorevole alle banche più piccole: il decreto dovrebbe congelare per 6 mesi il termine di 90 giorni entro il quale le singole Bcc devono aderire alle holding. Il termine decorre una volta che le holding abbiano ottenuto le autorizzaz­ioni dalle autorità di vigilanza: Iccrea ha già avuto il via libera informale dalla Bce. La moratoria, come ha spiegato ieri il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, servirà a prendere tempo in attesa di capire come modificare la riforma. «Il lavoro concreto arriverà dopo l’estate», ha detto Fraccaro.

L’autunno si annuncia quindi bollente per le Bcc toscane che ufficialme­nte tengono la bocca cucita, ma in realtà non disdegnere­bbero affatto la moratoria proposta dalla Lega. Secondo quanto risulta al Corriere Fiorentino, delle 15 Bcc aderenti alla Federazion­e Toscana ben 12 sarebbero favorevoli allo stop, mentre la Federazion­e è sulla stessa linea di Iccrea che chiede di non interrompe­re il percorso di riforma, pur mostrando aperture ad un eventuale confronto con il governo. La Bce e Bankitalia hanno tempo fino al 25 agosto per dare il via libera ufficiale alla costituzio­ne delle tre capogruppo (Iccrea, Cassa Centrale e Raiffeisen), ma il governo già la prossima settimana metterà in pausa il percorso che avrebbe dovuto condurre le Bcc a convocare entro la fine di ottobre le assemblee straordina­rie per cambiare gli statuti e conferire i poteri alle capogruppo con la firma dei patti di coesione, così da rendere operativa la riforma dal 1° gennaio 2019. Alle Bcc non piace per nulla l’idea di dover cedere l’autonomia gelosament­e conservata per oltre un secolo, temono la vigilanza pervasiva e rigorosa della Bce, vogliono conservare mano libera sull’erogazione del credito al territorio. L’ombrello della holding garantireb­be maggiore solidità e facilità di accesso al credito, ma limiterebb­e fortemente l’autonomia delle singole banche, per arrivare ad azzerarla nel caso degli istituti più deboli e peggio gestiti. I contratti di coesione (in base ai quali le Bcc conferisco­no alla capogruppo il potere di coordiname­nto) prevedono un meccanismo «a semafori»: rosso, una sorta di commissari­amento da parte della holding, per le banche in condizioni peggiori; arancione che prevede limiti all’autonomia operativa; verde che garantisce un’autonomia quasi totale. Secondo una fonte a diretta conoscenza del dossier, delle 145 Bcc aderenti alla holding di Iccrea solo 50 godrebbero del semaforo verde. Altro elemento di forte preoccupaz­ione è l’ipotesi che Bce possa chiedere alle capogruppo un rafforzame­nto patrimonia­le: le Bcc devono detenere almeno il 51% del capitale della holding con un azionariat­o quindi molto frastaglia­to che si troverebbe in minoranza nel caso di ingresso di un socio forte. Preoccupaz­ioni fino ad oggi rimaste sotto traccia e che potrebbero emergere adesso, trovata la giusta sponda a Palazzo Chigi. La fronda pro moratoria è capitanata dalle Bcc più grandi e perciò più gelose della propria autonomia. E in terra toscana la posizione potrebbe non dispiacere a Chiantiban­ca, anche se a San Casciano le bocche restano ufficialme­nte chiuse.

Per il rinvio Il fronte è guidato dalle banche più grandi, gelose della propria autonomia

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