Corriere Fiorentino

Ora basta colpevoliz­zare il marmo

- Di Erich Lucchetti* *vice presidente Confindust­ria Livorno-Massa Carrara

Caro direttore, quando lo sfruttamen­to di eventi dolorosi come è certamente la perdita di una vita umana sul luogo del lavoro, raggiunge e travalica le vette non solo della realtà ma persino del pudore, viene da chiedersi se alcune organizzaz­ioni sindacali siano intenziona­te davvero a mettersi al servizio degli interessi dei lavoratori o rispondano invece a logiche distorte cresciute e maturate nel fango.

In primis va detto che il giovane lavoratore morto schiacciat­o da una lastra di marmo non era né un dipendente di una cava, né un lavoratore di una segheria o comunque di una fabbrica per la lavorazion­e del marmo, ma che il mortale incidente si è verificato in un’azienda di logistica che stava curando la contai ne rizza zio ne di materiali destinati a mercati esteri.

Se la morte viene assunta a pretesto per colpevoliz­zare una volta di più un’intera filiera, come avvenuto con le dichiarazi­oni di un rappresent­ante sindacale della Cgil, anche le consideraz­ioni dello stesso rappresent­ante sindacale circa la precarietà del lavoro in cava o in segheria perdono qualsiasi credibilit­à.

Parlare di cottimo, di salari commisurat­i al numero di lastre movimentat­e, significa non conoscere e non voler conoscere nulla del lavoro nella filiera del marmo, ma anche insultare chi, ovvero le istituzion­i a livello regionale e locale, ogni giorno effettua controlli sempre più puntuali e serrati sulle condizioni di sicurezza del lavoro, per altro in un rapporto di collaboraz­ione fattiva delle imprese.

Purtroppo in cava, così come lungo la filiera del marmo, si sono verificati in passato incidenti, ma non è certo mentendo e costruendo castelli di menzogne che è possibile collaborar­e per garantire ai nostri lavoratori condizioni sempre migliori e standard di sicurezza sempre più efficaci.

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