UN ANTIDOTO ALLA PROPAGANDA
Il professor Stefano Merlini, da studioso di diritto costituzionale, lo ha spiegato benissimo sul nostro giornale di mercoledì scorso: un ministro, ha detto, deve rispettare la legge e le leggi si cambiano in Parlamento, non sui tavoli ministeriali. Il tema dell’intervista era lo stop annunciato dal ministro Danilo Toninelli alla costruzione della nuova pista di Peretola a favore dello sviluppo dell’aeroporto di Pisa: «C’è una legge italiana che inserisce l’aeroporto di Firenze nel piano nazionale degli aeroporti strategici. Quindi o la legge viene modificata o anche Toninelli dovrà rispettarla» affermava in sintesi Merlini. Che è però andato oltre il caso del Vespucci, lanciando un’accusa assai pesante: il ministro non conosce la Costituzione, anche se lui e i Cinque Stelle parteciparono alla campagna contro la riforma della stessa Costituzione nel referendum voluto dal governo Renzi. Non sappiamo se Toninelli conosca o meno la nostra Carta, in particolare quell’articolo 97 che intende garantire l’imparzialità della pubblica amministrazione anche in caso di un cambiamento di governo. Di sicuro fa parte di un M5S che antepone a tutto il suo legame con il «popolo». Ma la volontà popolare chi l’accerta in un sistema democratico? Forse la misteriosa piattaforma digitale di Casaleggio e C.? Ottima forse per pilotare il consenso dei grillini e dei loro simpatizzanti, non certo per sciogliere alcuni nodi strategici, nazionali o locali. Ecco perché due giorni fa avevamo lanciato l’idea di un referendum su Peretola che coinvolga tutti i cittadini dell’area Firenze-Prato-Pistoia. Ci sembra opportuno chiudere una volta per tutte, politicamente, la partita riaperta inopinatamente dal ministro, incurante di tutti gli anni di polemiche che hanno preceduto la decisione di unificare le due società degli aeroporti di Firenze e di Pisa e concepire una crescita coordinata dei due scali come polo unico della Toscana. Toninelli non potrà sul serio far nulla se non otterrà il cambiamento della legge sulla rete aeroportuale, come dice Merlini; né in linea di principio sarebbe giusto rimettere in discussione scelte non più modificabili, come ha detto il sindaco Dario Nardella. Però c’è una ragione di fondo nella proposta di un referendum, seppur consultivo: smentire con un voto ufficiale la campagna di chi sostiene che la nuova pista di Peretola farebbe solo l’interesse di pochi poteri (forti, ovviamente, secondo la vulgata più demagogica). E se vincesse il sì sarebbe la riprova che i «ministri del popolo» sono tali solo nella rappresentazione che ne fa la propaganda.