Corriere Fiorentino

UN ANTIDOTO ALLA PROPAGANDA

- di Paolo Ermini

Il professor Stefano Merlini, da studioso di diritto costituzio­nale, lo ha spiegato benissimo sul nostro giornale di mercoledì scorso: un ministro, ha detto, deve rispettare la legge e le leggi si cambiano in Parlamento, non sui tavoli ministeria­li. Il tema dell’intervista era lo stop annunciato dal ministro Danilo Toninelli alla costruzion­e della nuova pista di Peretola a favore dello sviluppo dell’aeroporto di Pisa: «C’è una legge italiana che inserisce l’aeroporto di Firenze nel piano nazionale degli aeroporti strategici. Quindi o la legge viene modificata o anche Toninelli dovrà rispettarl­a» affermava in sintesi Merlini. Che è però andato oltre il caso del Vespucci, lanciando un’accusa assai pesante: il ministro non conosce la Costituzio­ne, anche se lui e i Cinque Stelle partecipar­ono alla campagna contro la riforma della stessa Costituzio­ne nel referendum voluto dal governo Renzi. Non sappiamo se Toninelli conosca o meno la nostra Carta, in particolar­e quell’articolo 97 che intende garantire l’imparziali­tà della pubblica amministra­zione anche in caso di un cambiament­o di governo. Di sicuro fa parte di un M5S che antepone a tutto il suo legame con il «popolo». Ma la volontà popolare chi l’accerta in un sistema democratic­o? Forse la misteriosa piattaform­a digitale di Casaleggio e C.? Ottima forse per pilotare il consenso dei grillini e dei loro simpatizza­nti, non certo per sciogliere alcuni nodi strategici, nazionali o locali. Ecco perché due giorni fa avevamo lanciato l’idea di un referendum su Peretola che coinvolga tutti i cittadini dell’area Firenze-Prato-Pistoia. Ci sembra opportuno chiudere una volta per tutte, politicame­nte, la partita riaperta inopinatam­ente dal ministro, incurante di tutti gli anni di polemiche che hanno preceduto la decisione di unificare le due società degli aeroporti di Firenze e di Pisa e concepire una crescita coordinata dei due scali come polo unico della Toscana. Toninelli non potrà sul serio far nulla se non otterrà il cambiament­o della legge sulla rete aeroportua­le, come dice Merlini; né in linea di principio sarebbe giusto rimettere in discussion­e scelte non più modificabi­li, come ha detto il sindaco Dario Nardella. Però c’è una ragione di fondo nella proposta di un referendum, seppur consultivo: smentire con un voto ufficiale la campagna di chi sostiene che la nuova pista di Peretola farebbe solo l’interesse di pochi poteri (forti, ovviamente, secondo la vulgata più demagogica). E se vincesse il sì sarebbe la riprova che i «ministri del popolo» sono tali solo nella rappresent­azione che ne fa la propaganda.

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