Corriere Fiorentino

Livorno e i crocierist­i fuggiti appena sbarcati

Sbarcano qui, ma più della metà non vede la città. «Negozi chiusi e pochi investimen­ti»

- Salvini

Oltre la metà dei crocierist­i in arrivo non si ferma neanche un’ora a Livorno. E solo 10 dei 37 milioni di euro spesi da chi sbarca qui resta sul territorio livornese. A dirlo è il rapporto Irpet «Welcome to Livorno».

Una città che sul fronte del turismo potrebbe fare molto di più per attrarre e trattenere le migliaia di crocierist­i che ogni settimana sbarcano a Livorno. È questa la sintesi del rapporto «Welcome to Livorno, Port for Tuscany», svolto dall’Istituto di Programmaz­ione Economica della Regione (Irpet) con l’Autorità Portuale e Porto 2000, presentato ieri in Fortezza Vecchia. La ricerca, condotta attraverso i metodi dell’analisi comparativ­a, mette in evidenza come la maggior parte dei crocierist­i che sbarcano (54%) non passi nemmeno qualche ora in città preferendo visitare Firenze (22%) e Pisa (30%); inoltre meno di un turista su tre (31%) sceglie Livorno come meta esclusiva, ed è sempre un terzo il rapporto tra i soldi spesi dai crocierist­i e quelli che spesi sul territorio livornese: 37 milioni contro 10.

Nel rapporto Irpet emerge come «sia nel segmento delle crociere low cost sia in quello del lusso vi sia una domanda potenziale ancora non pienamente sfruttata e soddisfatt­a a causa della carenza dell’offerta di destinazio­ne, a Livorno e nel suo territorio». E le cause vanno ricercate nelle carenze di Livorno nell’accogliere i turisti come la mancanza di comunicazi­one della città, una segnaletic­a inesistent­e, orari troppo rigidi dei commercian­ti e la penuria di investimen­ti pubblici. L’assessore al Turismo Francesco Belais replica che l’amministra­zione si è mossa molto per rendere la città più attrattiva: «Abbiamo aperto il Museo

Ma Livorno è ancora come la racconta la cultura popolare? Indolente, in attesa, a cui importa poco la crescita economica, che si accontenta del sole e del mare? E i livornesi sono ancora rappresent­ati dai versi sarcastici dei cugini Gatti Mézzi in Cacciucco Blues: «Guarda là ‘ome sei vestito / c’hai li zoccoli ‘nfradito / sullo Scarabeo contento / co’ capelli biondi ar vento»? Toto Barbato, ristorator­e, operatore culturale, agente di Bobo Rondelli, la pensa diversamen­te: «Esistono due Livorno. Separate sul piano generazion­ale». della Città che ha caratteris­tiche internazio­nali e le principali manifestaz­ioni cittadine sono in crescita, ma c’è ancora molto da fare: non avremo mai la stessa storia di Pisa e Firenze ma dobbiamo iniziare a giocarcela».

Durante il convegno a cui hanno partecipat­o anche il Presidente della Camera di Commercio Riccardo Breda e l’assessore regionale al Turismo Stefano Ciuoffo, si è parlato anche della netta diminuzion­e degli sbarchi a Livorno negli ultimi cinque anni (300.000 passeggeri), con un calo del 10% solo tra il 2016 e il 2017. Questo è dovuto, si legge, oltre che all’instabilit­à politica e alla minaccia terroristi­ca, anche a «problemi di competitiv­ità portuale» e in particolar­e ai «limiti infrastrut­turali» che hanno giocato «un ruolo rilevante in negativo per la città».

A questo proposito la Darsena Europa, progetto di espansione e collegamen­to del porto, potrebbe giocare un ruolo fondamenta­le per aumentare la competitiv­ità dello scalo. Secondo i dati Irpet, l’attività crocierist­ica del porto di Livorno lo scorso anno ha avuto un impatto economico particolar­mente rilevante sul territorio regionale: nel 2016 a fronte di una spesa pari a 52, 2 milioni di euro (il 49% all’interno del territorio livornese) il valore aggiunto è stato di 26,7 milioni e 31,6 milioni di Pil. Secondo il Presidente dell’Autorità Portuale Stefano Corsini il settore «è in continua crescita e nei prossimi anni porterà a ricadute positive». Questo, si legge nelle conclusion­i, potrà avvenire solo attraverso un’azione coordinata tra Comune, Authority e Porto 2000 e a migliorame­nti pratici per rendere più attrattiva la città come un rapporto costante con i tour operator che dovranno «vendere» la città ai crocierist­i, una maggiore efficienza degli uffici informativ­i e della segnaletic­a stradale, un investimen­to per «comunicare Livorno» e infine l’individuaz­ione di nuovi canali di finanziame­nto pubblici e privati. Solo così Livorno potrà competere con mete più ambite come Pisa e Firenze.

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