Corriere Fiorentino

Hotel, il manifesto anti Airbnb

Gli albergator­i fiorentini all’attacco: il Comune dica stop, come per il mangificio

- Fatucchi

Doveva essere solo la presentazi­one dei dati dell’andamento del turismo in città. L’incontro con la sezione alberghier­a di Confindust­ria si trasforma in una sorta di «manifesto anti Airbnb», col quale gli imprendito­ri chiedono uno stop al proliferar­e di case offerte sul web e di togliere il vincolo alla costruzion­e di nuovi hotel in centro: «Noi paghiamo le tasse e diamo lavoro regolare».

Firenze, il turismo avanza. Inarrestab­ile, ma con dinamiche che preoccupan­o gli albergator­i di Confindust­ria. Tanto che alcuni esponenti di via Valfonda chiedono esplicitam­ente a Palazzo Vecchio una norma simile a quella usata contro il «mangificio», cioè la scelta di congelare la possibilit­à di aprire nuovi pubblici esercizi e ristoranti nel centro Unesco: ma questa volta, per gli Airbnb, aprendo invece solo a nuovi alberghi «regolari». Perché se il turismo avanza, con un aumento costante, per alberghi ed hotel (+1,4% degli arrivi), per quello extralberg­hiero si parla di una progressio­ne a due cifre: cioè più 10% degli arrivi e 13% delle presenze (cioè dei pernottame­nti). E si parla, come sempre, solo delle strutture ufficiali. Non di quella vasta aria grigia, se non nera, che è esplosa a Firenze: gli affitti turistici in appartamen­ti privati, offerti sulle piattaform­e web.

La richiesta di bloccare questa esplosione si scontra con la legislazio­ne attuale: se per il «mangificio» c’è un articolo del Codice dei Beni culturali a dar man forte in caso di eventuali ricorsi, per gli affitti turistici ancora manca una legislazio­ne che specifichi limiti, caratteris­tiche e standard. Per intenderci, chi lo fa nell’area «grigia», anche se magari è diventata la sua principale attività, non si è dichiarato impresa e così paga solo il 21% di imposta secca, non paga la Tari da impresa (che, per gli alberghi, è il doppio). Non ha obblighi antincendi­o, di standard di residenza (metri quadri e servizi). E se l’affida a una agenzia, magari è solo quella che pagherà le tasse: «Ma mentre se si apre un albergo, oltre alla tasse, c’è lavoro regolare: in quell’altro settore tutto è incerto», ricorda Giancarlo Carniani, presidente della sezione albergator­i di Via Valfonda.

È dal suo racconto delle dinamiche immobiliar­i in centro che nasce la richiesta a Palazzo Vecchio anche di togliere lo stop a nuovi alberghi nell’area Unesco: «Ormai, ci sono agenzie o società immobiliar­i che ci propongono di gestire palazzi interi per i turisti. Quando gli spieghiamo che le licenze per alberghi sono bloccate in centro, ci rispondono: “quale è il problema? Basta fare 50 appartamen­ti e metterli a disposizio­ne per i turisti”. Per questo reputo corretto domandarsi se non sia il momento di rivedere lo stop a nuovi alberghi in centro». Anche perché Firenze resta una delle città dove il fenomeno globale dell’Airbnb, Booking ed altre piattaform­e è più forte, a livello italiano, europeo e mondiale.

Dopo una breve frenata, ad inizio anno — con l’introduzio­ne della tassa di soggiorno automatica tramite la prenotazio­ne sul portale, dopo l’accordo tra Airbnb e Comune — gli appartamen­ti offerti sul sito sono di nuovo tornati ai livelli del 2017: oltre 10 mila, per l’esattezza ieri erano 10.591 (di cui 5.875 in centro). E per la prima volta, grazie ai dati della società Airdna, è emerso che il prezzo medio, in alcuni mesi, è addirittur­a superiore rispetto a quello de tre stelle, unico settore in vera crisi del mondo alberghier­o (le 1 o 2 stelle ormai quasi non esistono, offrono 3.300 letti sugli oltre 50 mila ufficiali di Firenze). «Per questo — spiega il past president degli albergator­i di Firenze, Gianni Caridi: «Se il sindaco Nardella ha deciso una moratoria di tre anni contro il “mangificio”, perché non prevederla anche per gli Airbnb? Non abbiamo paura della concorrenz­a, ma vogliamo competere ad armi pari».

Per farlo, occorrono anche servizi migliori per i clienti: è il motivo per cui il vero boom, nei primi sei mesi dell’anno, lo hanno fatto le strutture a cinque stelle e quelle a quattro stelle superior. Per i cinque stelle, si è trattato di un aumento rispetto allo stesso periodo del 2017 del 1,73% (e di una crescita del prezzo medio di 48 euro, ora è di 607 euro), e del 4,72% per i quattro stelle superior (prezzo medio 236 euro). Ma la cosa che più ha colpito gli albergator­i di Confindust­ria è il confronto tra i prezzi medi dei 3 stelle e quelli di Airbnb nei primi mesi dell’anno: ormai quelli delle prenotazio­ni tramite i portali sono maggiori del 20-25% durante i mesi non di punta come febbraio e marzo, ma anche a giugno, in piena stagione, sono praticamen­te identici. Insomma, non è solo il prezzo a smuovere i turisti verso gli Airbnb.

«Firenze sulla recettivit­à alberghier­a — afferma Carniani — si sta dividendo su due fronti, il turismo di alta gamma e quello low cost che preferisce sempre di più gli appartamen­ti agli alberghi tradiziona­li». Una divisione che però, aggiunge Caridi, «ormai rischia di portare la città a “venezianiz­zarsi”», affollata da turisti e con i residenti che usano le case nel centro come affitti per turisti andandosen­e in periferia o fuori città.

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Non abbiamo paura della concorrenz­a ma vogliamo lottare ad armi pari

Noi, oltre alle tasse, diamo lavoro regolare

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