DEL FRANCIA, L’EGITTOLOGO CHE SALVÒ I BRONZI DI RIACE
Firenze ha perso uno dei protagonisti della sua vita culturale. Uno di quegli intellettuali che hanno fatto (e fanno) la fortuna del nostro patrimonio artistico e storico, dirigenti che quotidianamente lavorano nell’ombra per tutelare memoria e futuro. Un archeologo il cui nome riporta ai Bronzi di Riace, a quell’avventura che affascinò l’intero Paese e che a Firenze vide la prima tappa.
Mercoledì è infatti morto nella sua casa di Firenze, a 75 anni, l’egittologo Piero Del Francia, direttore del Museo Archeologico di Firenze, responsabile per la parte archeologica del centro storico fiorentino e direttore del Centro di restauro della soprintendenza fiorentina, oggi molto ridimensionato ma negli anni ‘80 autore di importanti interventi e costituito dopo l’alluvione del 1966. Come direttore del Centro, Del Francia coordinò uno restauri ormai diventati «storici», anche per la loro complessità e per i risultati ottenuti, come per il Sarcofago degli Sposi, capolavoro etrusco del Louvre, il frontone del tempio di Talamone, i bellissimi e misteriosi Bronzi di Cartoceto, l’anfora di Baratti e soprattutto il primo intervento sui Bronzi di Riace, ripescati in mare e coperti di incrostazioni.
Piero Del Francia, appassionato divulgatore, si era formato a Firenze e specializzato in egittologia, per la Soprintendenza fu naturale porlo alla guida del museo Archeologico di via della Colonna, la cui sezione Egizia è la seconda per importanza in Italia, superata solo dal Museo Egizio di Torino, e che fu in parte riallestita proprio da Del Francia, che prese poi anche l’incarico di direttore del Centro di restauro. Così operò sul gruppo dei Bronzi di Cartoceto che nel 1972 arrivarono a Firenze dal Museo archeologico nazionale delle Marche di Ancona, dove erano esposte e dove tornarono dopo un intervento complesso e lungo solo nel 1988 e nel frattempo ci furono i primi, essenziali, interventi di recupero e restauro dei Bronzi di Riace.
Le due statue giunsero nel capoluogo di regione da Reggio Calabria nel 1975, quando la Soprintendenza reggina capì che era impossibile eseguire un restauro completo delle statue senza gli strumenti e le competenze del laboratorio fiorentino. Le operazioni di restauro durarono cinque anni e il 15 dicembre 1980 fu inaugurata la mostra al Museo Archeologico di Firenze che fu uno straordinario successo, con code infinite per tutti i sei mesi di esposizione, prima del passaggio delle statue a Roma e infine il ritorno a Reggio Calabria.