UN INVITO DA FARE
Chiariamo subito: il presidente di Toscana Aeroporti, Marco Carrai, venerdì non ha detto che il ministro Daniele Toninelli, ignora le leggi. E siccome siamo noi ad averlo scritto ci scusiamo. Con Carrai, con Toninelli e con i lettori. Il presidente della società che gestisce il «Vespucci» ha parlato sì dell’ignoranza, ma era una riflessione riferita agli argomenti spesso del tutto inconsistenti che alimentano ormai da anni il dibattito sulla necessità o meno della nuova pista di Peretola. Era stato invece il professor Stefano Merlini a criticare il ministro dopo che Toninelli aveva annunciato la sua avversione allo sviluppo di Peretola a vantaggio dell’aeroporto di Pisa. Un governo non può prescindere dai passi decisivi fatti dai governi precedenti, diceva Merlini, e siccome è una legge approvata in Parlamento a contenere il piano nazionale che definisce strategico il potenziamento dell’aeroporto di Firenze, non può bastare la contrarietà del ministro per cambiare gli obiettivi: serve cambiare la legge. In Parlamento, naturalmente. Un elemento di chiarezza in un panorama che a volte sembra molto confuso (e che può provocare equivoci ed errori, com’è successo venerdì). Un panorama confuso anche politicamente. Perché è evidente che sulle opere pubbliche, e in particolare sul caso di Peretola, la diversità di opinioni tra M5S, al quale appartiene Toninelli, e il centrodestra — Lega compresa, fino a prova contraria — è netta e forse irrimediabile. Firenze e tutta l’area che comprende anche Prato e Pistoia, non hanno interesse a fomentare divisioni nel governo sul destino dell’aeroporto. Piuttosto c’è un interesse trasversale a chiudere positivamente la partita di Peretola, decisiva per lo sviluppo dell’intera Toscana. Non è tempo di guerre, di scontri pregiudiziali. Meglio invitare il ministro per illustrargli il dossier aeroporti e dimostrargli l’inconsistenza delle accuse di chi annuncia pericoli gravi a causa della nuova pista, per l’ambiente e per la sicurezza. E si sgombri il campo dai sospetti, dalle ambiguità, dalle alternative inesistenti. Non ci vorrà poi molto a far capire al ministro che la sua idea di velocizzare i collegamenti tra Firenze e Pisa è qualcosa di più di un cavallo di ritorno spompatissimo: è una soluzione ormai preclusa dall’espansione edilizia e dall’intensità del traffico pendolare. Non solo: essendo il «Galilei» uno scalo militare, con una limitata possibilità di allargarsi, insistere sull’idea di Toninelli vorrebbe dire solo cercare di provocare altri rinvii. Ma di tempo ne è già stato consumato troppo.