La ragazza corre in strada «Aiuto, picchia mamma»
L’allarme della quindicenne in Borgo Santa Croce. Gli abusi sarebbero andati avanti da mesi
Si è precipitata in strada, in Borgo Santa Croce, per chiedere aiuto, perchè il papà stava picchiando la mamma. Così i carabinieri hanno potuto arrestare l’uomo. È stata una ragazza kuwaitiana di 15 anni, in vacanza a Firenze con i genitori e tre fratelli, a salvare la madre dopo mesi di violenze. La donna, picchiata ripetutamente dal marito e abusata, un facoltoso geologo del Kuwait, non aveva mai avuto il coraggio di denunciare.
«Help me! Papà picchia la mamma». A lanciare l’allarme, una turista kuwaitiana di 15 anni, in vacanza a Firenze da dieci giorni con genitori e i tre fratelli. Ad accogliere quel grido disperato, la titolare di un bar che ha chiamato i carabinieri. Ma quando i militari sono arrivati al secondo piano dell’appartamento di Borgo Santa Croce, la madre prima ha negato schiaffi e abusi poi, di fronte alle sanitarie del 118 — donne come lei — si è sciolta in lacrime e ha ammesso di subire violenze e soprusi da quasi un anno. Per il marito, un geologo kuwaitiano, 49 anni, patron di una azienda di yacht, sono scattate le manette con l’accusa di maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale. La signora, 43 anni, e i bambini sono stati accolti per strada dagli applausi di commercianti, barista in testa, e residenti, prima di essere affidati ai funzionari dell’ambasciata del Kuwait, arrivati da Roma. Per un livido sul viso, ha fatto ricorso ai medici di Ponte a Niccheri e guarirà in cinque giorni.
Non era la prima volta che le forze dell’ordine intervenivano in Borgo Santa Croce. Qualche giorno fa, un’altra lite era esplosa nell’appartamento a due passi dalla Basilica. Anche in quell’occasione, la figlia aveva provato a salvare la mamma. Si era presentata mano nella mano con la sorellina più piccola, 12 anni, e aveva chiesto aiuto a un commerciante. Ma all’arrivo della polizia, la signora era rimasta in silenzio di fronte allo sguardo severo del marito. «Solo una normale discussione — aveva ripetuto lui agli agenti — stiamo tutti bene».
Venerdì sera, ancora una volta, le grida si diffondono in Borgo Santa Croce, affollata di turisti e fiorentini. La ragazzina scende per strada ed entra in un bar: spende poche parole in inglese per invocare aiuto. È spaventata: «Fate presto, fate presto».
In pochi minuti i carabinieri bussano a quell’appartamento. Il marito fa qualche resistenza («siamo kuwaitiani, non potete farci nulla») ma poi è costretto ad accogliere i militari.
In casa, la signora ha il volto coperto da un velo , un bambino in collo e un altro, in lacrime, aggrappato alla sua gamba. «È stata solo una discussione, andate via. Abbiamo già fatto pace» ribadisce lui ai militari. La signora, ancora una volta, resta in silenzio, come le due ragazzine. I carabinieri abbandonano l’appartamento, ma nelle scale sentono le urla di un uomo e il pianto di una donna. Ritornano nell’abitazione e trovano conferma ai sospetti: la signora non ha più il velo e il viso stanco mostra le lacrime e rivela un livido. Continua a tacere anche quando i militari la separano dal marito per chiederle il motivo di quel livido. Solo di fronte alle sanitarie della Misericordia, raccoglie tutto il suo coraggio per confidarsi. Racconta che da dieci mesi subisce le angherie del marito. Insulti, minacce, botte, si ripetono ogni giorno per sciocchezze, anche davanti ai figli. Rivela che lui l’ha violentata più volte. Anche quella sera aveva abusato di lei, solo perché la cognata non aveva dato notizie dal Kuwait.
Una famiglia in vacanza
Cittadini del Kuwait, avevano preso in affitto la casa per le ferie La barista ha raccolto il grido d’aiuto Poi l’applauso dei commercianti