Corriere Fiorentino

I VESCOVI RIMETTONO L’UOMO AL CENTRO

- Di Riccardo Saccenti

Ivescovi italiani hanno espresso in un comunicato il bisogno di accoglienz­a, inclusione e protezione nel governo della crisi dei migranti.

I vescovi intervengo­no in una discussion­e che sembra aver assunto caratteri più simili alla propaganda che alla politica. Ridotto ad una polemica sulla capacità di «contare» in sede europea, alla reciproca minaccia di chiusura delle frontiere o alla contesa sul dove fare attraccare navi cariche di disperati, la discussion­e sembra aver perso di vista un punto essenziale che invece il comunicato della Cei mette in luce con chiarezza: le persone che affrontano un viaggio terribile. È la dignità di quelle donne e uomini viene ignorata nel dibattito politico, circoscrit­to oramai al calcolo del numero di migranti in arrivo e ignaro delle loro storie.

Nell’assumere questo punto di vista, la Cei non si limita a seguire una logica di carattere religioso o etico ma offre una chiave di lettura più articolata della questione migratoria. Guardare alle donne e agli uomini che affrontano questo esodo permette di andare al di là di semplifica­zioni che rispondono più alle esigenze della macchina burocratic­a del ministero degli Interni o del consenso politico che non alla realtà. I barconi che rischiano di affondare nel canale di Sicilia sono infatti solo la conseguenz­a di cause che alla guerra assommano la povertà, che uccide tanto quanto la violenza delle armi. Nelle parole del comunicato, in cui si riconosce il tratto «fiorentino» e «lapiriano» del presidente della Cei Gualtiero Bassetti, l’invito a sentirsi «responsabi­li di questo esercito di poveri, vittime di guerre e fame, di deserti e torture» diventa un appello alla politica perché ritrovi la propria dimensione. C’è infatti un filo rosso che attraversa il testo ed è un’idea alta di politica che dovrebbe essere sempre servizio all’uomo. Una politica certo consapevol­e dei propri limiti, capace di scelte aderenti alla realtà, ma mai sganciate dalla cura di una dignità umana che si rivela prima di tutto negli ultimi e nei sofferenti, che non sono connotati da una nazionalit­à ma da una condizione esistenzia­le quasi sempre indipenden­te dalle loro scelte.

Nel ricordare questo i vescovi si rivolgono anche al popolo di cui sono pastori. La scelta di farsi voce che non tace di fronte alla verità delle cose comporta infatti la presa di coscienza di un corollario cruciale: se essere cristiani non può mai significar­e una specifica appartenen­za politica tuttavia rappresent­a una condizione che non è mai politicame­nte neutra. E questo è ancora più vero per chi dovrebbe misurare la realtà sul metro del Vangelo.

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Il presidente della Cei Gualtiero Bassetti

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