Corriere Fiorentino

«Io, senza cattedra, potrei accettare Ma che sofferenza»

- Edoardo Semmola

Stefano Campo, 33 anni. Negli ultimi due professore di lettere all’Istituto Marconi di Prato. Iscritto alle graduatori­e d’istituto in terza fascia. Insegnante per vocazione da…?

«Praticamen­te da tutta la vita. Almeno da quando ero liceale. Ho consacrato tuto il mio percorso a questo obiettivo, altrimenti non avrei studiato Lettere».

Possibilit­à di entrare di ruolo?

«C’è tanto, tanto da aspettare. Soprattutt­o il concorso, che da alcuni anni ci dicono potrebbe arrivare. E ancora nulla».

Il Ministro dei Beni Culturali propone ai precari dell’istruzione un cambio di vita per salvare la Biblioteca Nazionale in crisi di personale. Le andrebbe di fare il biblioteca­rio? «La mia prima reazione, di pancia, sarebbe negativa. Col cuore in mano gli direi: fammi fare questo benedetto concorso. Se non passo di ruolo, allora valuto altre profession­i. Ma che fai, siccome gli accessi alla scuola sono bloccati, mi dai un’ultima spiaggia?»

Dunque, rispondere­bbe sì o no? «Preferirei avere un’opportunit­à nel mio ambito di formazione e passione. Quello del biblioteca­rio sarebbe un ripiego. Ma se fossi messo con le spalle al muro, con la morte nel cuore mi sentirei costretto ad accettare. Ma più che una scelta profession­ale, questo somigliere­bbe molto a un lascia o raddoppia col tuo lavoro. Nemmeno Mike Bongiorno...»

Lascia o raddoppia?

«Dipende. Parliamo di un tempo indetermin­ato? Perché se mi fa fare il biblioteca­rio per un po’ e poi mi rimetti in corsa per una cattedra, nel frattempo mi sono passati tutti avanti. Il mondo della scuola non fa sconti: se esci non rientri più. In questo mestiere le motivazion­i sono determinan­ti».

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Stefano Campo insegnante di lettere a Prato 33 anni

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