Ex Lucchini, la firma e il piano «Torna l’acciaio a Piombino»
Inizia ufficialmente l’era degli indiani di Jindal. Si parte a settembre con 435 lavoratori
Il progetto è ambizioso, la speranza molta. L’era di Jindal south west a Piombino è ufficialmente cominciata ieri, quando il gruppo indiano e quello algerino Cevital hanno firmato l’atto notarile che segna il passaggio di consegne sulle acciaierie ex Lucchini. Un documento a cui ne è seguito subito un altro: la presentazione dell’accordo di programma, firmato da tutte le parti in causa, che definisce i prossimi passi della siderurgia toscana e italiana. Un programma che prevede la ripresa della produzione a caldo con due forni elettrici capaci di fabbricare in un anno due milioni di tonnellate di acciaio. «Una cosa mai vista e fatta a Piombino» dice il governatore Enrico Rossi dopo aver firmato gli atti al ministero dello Sviluppo Economico dove non si è tenuta al termine della firma l’annunciata conferenza stampa, per decisione del ministero. «Quando si appongono simili firme, a volte, possono tremare le mani, ma la mente non vacilla ed il cuore è saldo e fiducioso. Avanti Piombino», scrive su Facebook il sindaco Massimo Giuliani.
«Avevo preso l’impegno che a Piombino o si sarebbe tornati a colare acciaio o mi sarei dimesso — continua Rossi — Sono contento di quest’accordo per i lavoratori e per la Toscana». Said Benikene, ceo del gruppo Cevital, si dice «soddisfatto per tutti gli sforzi che abbiamo fatto in questi mesi per risolvere una questione così importante e difficile sono stati coronati dal successo, con l’aiuto del Ministero e della Regione, e che gli impianti e i suoi lavoratori abbiano la possibilità di proseguire la loro attività».
In effetti, sebbene il biennio algerino a Piombino non abbia portato i risultati sperati, i rapporti tra il gruppo di Issad Rebrab e le istituzioni italiane sono rimasti pacifici, senza contenziosi e con la possibilità di nuovi investimenti nel nostro Paese. Chiaro però che adesso tutti gli occhi siano puntati su Jindal e su quello che gli indiani hanno inserito nell’accordo di programma.
Un investimento complessivo da circa un miliardo e 50 milioni di euro (90 dei quali messi sul piatto da Regione e governo) per far ripartire il ciclo integrale delle acciaierie, un impegno sul piano ambientale a demolire e riorganizzare lo stabilimento in modo da allontanare le produzioni dal centro cittadino, un certo interesse verso il nuovo porto per cui Jindal «presenterà presto un piano e potrà avere le concessioni dalla Port Authority», come dice Rossi, che stando all’accordo mantiene il ruolo di coordinamento del comitato esecutivo, con il compito di monitorare e agevolare l’attuazione dell’accordo di programma.
Sul piano occupazionale non ci sarà subito il reimpiego di tutti i 2.000 lavoratori ex Lucchini: si inizierà con 435 lavoratori ai laminatoi a settembre, cresceranno poi a 600 conteggiando anche gli impieghi per le demolizioni e fino a 1.500 con l’allestimento degli impianti di produzione dell’acciaio. «Per questo chiediamo al governo la protezione sociale della cassa integrazione — dicono dalla Regione — L’accordo alla fine prevede il riassorbimento di tutti i lavoratori».
In quest’ottica, il programma Jindal può essere diviso in due fasi. La prima, che ricopre quel che resta del 2018, prevede il riavvio dei tre treni di laminazione per i prodotti lunghi (come le rotaie) con 700 lavoratori impiegati, portando avanti intatto lo studio di fattibilità per la ripresa dell’area a caldo e per le demolizioni (per tutto il 2019). Poi, dal 2020, la fase due, con i due forni elettrici e la rinascita di un’acciaieria integrata, capace di fare siderurgia dalla materia prima (come la ghisa) ai prodotti finiti, come prima del 2014 fino alla chiusura dell’altoforno. Un progetto ambizioso, appunto, in cui spera un pezzo di Toscana.
Il futuro
Nella prima fase ripartirà la laminazione delle rotaie, ma l’obiettivo è arrivare a produrre due milioni di tonnellate di acciaio ogni anno
Le reazioni Il governatore Rossi: avevo preso questo impegno, sono contento. Benikene (Cevital): soddisfatti per aver risolto questa situazione