Corriere Fiorentino

E il padre si sfoga così «Mai successo prima Lui la portava in auto...»

Lo sfogo: non era mai accaduto prima, altrimenti ce ne saremmo accorti

- di Antonella Mollica e Jacopo Storni

«È la prima volta, altrimenti ce ne saremmo accorti». Il padre della bambina vittima delle violenze del sacerdote arrestato lunedì sera non si dà pace. Parla di quel prete come «un amico di famiglia», uno di cui «ci fidavamo». Ma i vicini parlano anche di movimenti intorno a quella casa quanto meno inusuali.

Ripetono CALENZANO (FIRENZE) come una cantilena: «Vergogna, vergogna», come se don Paolo fosse davanti a loro ad ascoltare quelle parole. «Non potevamo mai immaginare una cosa del genere, proprio lui che è un prete...». E ancora «vergogna, vergogna», una, due, dieci volte. I genitori della bambina violentata dal prete amico di famiglia sono davanti casa. Vanno avanti e indietro sotto il sole. I figli non ci sono, i vicini di casa entrano ed escono dal condominio alla periferia di Calenzano ma nessuno si ferma a offrire una parola di conforto. «Sì sappiamo tutto...» dicono a chi arriva per fare domande. Il racconto di quella sera in cui don Paolo è stato smascherat­o è passato di bocca in bocca. Raccontano di quella famiglia disagiata seguita da anni dai servizi sociali, di quei figli che tutti conoscono, di quei genitori disabili che da sempre fanno fatica a seguirli.

«Ci sentiamo in colpa», dice il padre della bambina mentre la moglie lo guarda e poi abbassa gli occhi. In colpa per non avere capito prima cosa si nascondeva dietro quell’uomo che entrava in casa come uno di famiglia e che tutti i mesi allungava cento, centocinqu­anta euro. Il padre parla, anche se con difficoltà, la madre resta quasi sempre in silenzio. «È la prima volta che accadeva», ripete più di una volta. «Non era mai accaduto prima. Mai. Altrimenti ce ne saremmo accorti».

Quando i bambini vedevano don Paolo erano felici. «Gridavano con gioia: è arrivato don Paolo». Lui saliva in casa, stava un po’ con loro e poi spesso usciva con i bambini. «Li portava fuori con la sua auto e loro erano contenti. Aveva la passione per i motori e nostra figlia si divertiva a fare un giro sulla nuova macchina. Ricordo ancora il giorno dell’acquisto, abbiamo festeggiat­o con un pranzo alla Metro».

L’altra sera don Paolo doveva preparare la valigia per andare a Bagni di Lucca per questo aveva chiesto aiuto alla bambina, racconta il padre. Così la piccola è salita in macchina per andare via con lui. Ai vicini di casa non erano sfuggite le visite continue di don Paolo in quella casa. Qualcuno — raccontano adesso — aveva segnalato che c’era qualcosa che non andava. Che non era poi tanto normale vedere i bambini uscire di casa con quell’anziano prete sempre a tarda sera. «Non sono stato ascoltato da nessuno», dice adesso il vicino di casa.

«Credevamo di avere un amico, un confidente, un punto di riferiment­o spirituale — dice ancora il padre — ma ha tradito la nostra fiducia. Don Paolo lo conosciamo da vent’anni, da quando arrivò a Calenzano. Me lo presentaro­no alcuni amici, mi dicevano di andare da lui perché era una brava persona, che magari avrebbe fatto il miracolo per la mia malattia. Ha visto nascere e crescere i nostri figli, spesso veniva a cena a casa nostra, ci aiutava anche nelle faccende domestiche».

La famiglia vive in una casa di proprietà, il padre, invalido al cento per cento, prende una pensione che consente alla famiglia di andare avanti. «La nostra vita è piuttosto complicata, per questo per noi don Paolo era una benedizion­e. Ci aiutava a portare la spesa a casa, festeggiav­a con noi i compleanni, veniva a casa a portaci la comunione e in casa celebrava la messa usando il tavolo come altare». Una messa a domicilio prima della cena, poi le chiacchier­e in famiglia. «Parlavamo del più e del meno, guardavamo insieme la television­e, io gli raccontavo della mia passione per la pesca, lui mi diceva che era un hobby noioso, a volte aiutava i miei figli nei compiti». Poi dopo cena andava via e a volte la serata si concludeva con un giro in macchina.

Il racconto si fa spazio tra le lacrime quando si arriva all’altra sera: «I vicini sono venuti a chiamarmi dicendo che il prete stava abusando di mia figlia. Non ci credevo, poi ho sentito le urla della gente e ho avuto un attacco di cuore. Adesso come potrà vivere mia figlia?». «Mia figlia si vergogna, non vuole farsi vedere e non vuole farsi toccare da nessuno», spiega la madre. «Spero solo di non incontrare don Paolo, non so come potrei reagire», aggiunge il padre.

Il racconto/1

Ci aiutava spesso a portare la spesa, festeggiav­a con noi i compleanni e celebrava anche messa dentro casa

Il racconto/2

I vicini sono venuti a chiamarmi raccontand­o quello che stava succedendo, non ci credevo ma poi ho sentito le urla

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L’automobile del sacerdote con accanto quella dei carabinier­i parcheggia­ta davanti alla canonica nel Comune di Calenzano

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