Giulia, cervello di ritorno. Per la ricerca
Trent’anni, lascia il lavoro in Inghilterra per un progetto sull’Alzheimer alla Sant’Anna
Giulia Furini, giovane ricercatrice, cervello in fuga verso la Gran Bretagna dopo i suoi studi all’Università di Bologna, rinuncia al suo contratto stabile, alla Trent University di Nottingham, per tornare a fare ricerca in Itala, alla Scuola superiore Sant’Anna. Vincitrice di un bando con assegno di ricerca, parteciperà ad un progetto per scoprire come e quando si ammalano cuore e cervello in un paziente malato di Alzheimer.
Lascia un lavoro sicuro in Gran Bretagna per tornare in Italia, a Pisa, e far parte di un progetto della Sant’Anna, che studierà cuore e cervello nei malati di Alzheimer.
In un’era in cui la fuga dei cervelli è una tendenza consolidata, desta un certo stupore il ritorno a casa di Giulia Furini, giovane ricercatrice. Il suo è un cervello che ritorna.
Giulia Furini, 30 anni, laureatasi all’Università di Bologna, con un dottorato in biochimica alla Trent University di Nottingham, ha vinto un bando (con assegno di ricerca) promosso dalla Scuola Superiore Sant’Anna, che le consentirà di lavorare ad un progetto di ricerca che si preannuncia rivoluzionario. Scopo del progetto, parte integrante del programma di ricerca «Etherna» già finanziato dalla Fondazione Pisa e coordinato da Antonino Cattaneo della Scuola Normale Superiore, è studiare la disfunzione dell’asse cuore-cervello e contribuire a fare luce sui meccanismi alla base dell’invecchiamento, per prevenire le malattie neurodegenerative e cardiovascolari. «Il cuore e il cervello in un malato di Alzheimer contengono la stessa proteina — spiegaVincenzo Lionetti, docente di Anestesiologia all’Istituto di Scienze della Vita della Sant’Anna e coordinatore dell’unità di Medicina Critica Traslazionale — in questo tipo di pazienti, i due organi ammalati comunicano con segnali biologici. Il nostro obiettivo è capire qual è il gene che nel paziente malato determina l’accumulo di questa proteina in tutti e due gli organi.Tale modello permetterebbe ai medici di aggredire e curare un problema clinico che al momento non ha alcun tipo di soluzione».
La Furini è rimasta affascinata da questo progetto rivoluzionario, tanto da decidere di abbandonare Nottingham e un contratto stabile, per dedicarsi alla ricerca. Lionetti ha definito cuore e cervello «Romeo e Giulietta»: non si sa chi si ammala per primo, ma si sa che entrambi si ammalano della stessa cosa. Al progetto collaborano il Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, l’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Pisa e la Fondazione Toscana Gabriele Monasterio.
«Questo progetto triennale è nato per unire tutta la città, con la volontà di creare un esercito inter-istituzionale e multidisciplinare contro un nemico comune», dice il docente. In Etherna sono coinvolti biologi, medici, chimici, biotecnologi, genetisti, fisiologi, biochimici. Adesso è in corso la fase burocratica obbligatoria, sotto l’egida del ministero della Salute, dopodiché partiranno gli studi in laboratorio. «Grazie all’impegno di ricercatori appassionati come Furini, possiamo pensare con ottimismo al futuro, a quello del malato, ma anche a quello del nostro Paese — aggiunge Lionetti — Mi ha colpito il suo entusiasmo, era felice di stare a Notthingham, ma quando è arrivata mi ha accolto con un grande sorriso e mi ha chiesto: quando iniziamo?».