Canfora: ripartiamo dai ragazzi dei licei E guardiamo a Parigi
capito il potenziale della condivisione dei saperi come punto di contatto con i giovani, gli studenti. Oggi anche grazie alle tecnologie si possono rendere possibili i collegamenti tra gli archivi e quindi garantire uno scambio con biblioteche importanti internazionali come quella di New York». Ma la Nazionale, dice l’ex direttrice del Tirreno, «conosce bene questi meccanismi. Non serve che gli operatori facciano cose diverse da quelle che già fanno. Incoraggiamoli però». (Laura Antonini) Considera la Nazionale di Firenze la vera biblioteca nazionale italiana. Un patrimonio pregevole da tutelare e promuovere. Non un’operazione scontata però per il filologo e storico Luciano Canfora che spiega: «Per dare un rinnovato appeal a un luogo simile si dovrebbe ripartire da una riqualificazione del percorso educativo che porta a formare il personale bibliotecario. Soggetti con grande competenze che si danno da sempre un gran da fare che in questo modo avrebbero una rinnovata autostima e prestigio». Un altro passaggio vitale che Canfora auspica sta poi «nel moltiplicare nelle biblioteche e quindi anche nella Nazionale al massimo le sale di libero accesso. Sull’esempio di Parigi penso a sale che abbiano una unità tematica il più allargata possibile e che ben sorvegliate consentano di ritrovarsi immersi in centinaia di migliaia di volumi da consultare in libertà. Certo questo implica una gestione diversa degli spazi, e se penso alla Nazionale di Firenze capisco che quelli attuali non sarebbero adeguati». Canfora aggiunge: «Sempre sull’esempio francese si potrebbero creare annualmente degli eventi tenendo conto delle scadenze storiche di anniversari importanti. Così il 2018 lo è stato per la Costituzione e penso a quanti materiali avrebbero potuto costituire l’occasione per mostre didatticamente ben illustrate appetibili da un pubblico altro da quello dei lettori o dei ricercatori abituali». Poi l’auspicio finale: «Un sistema integrato che partendo dalle biblioteche minori, magari quelle dei licei, stimolino un contatto empirico dei ragazzi con luoghi strutturati come la Nazionale. Chiamandoli magari a collaborare con responsabilità per poi gestire con impegno il patrimonio del singolo istituto». (L.A.)