Corriere Fiorentino

CHE BEFFA NON VEDERE FIRENZE NELL’ELENCO DELLE CITTÀ CHE LEGGONO

- Gabriele Ametrano direttore del festival «La città dei lettori»

Car0 direttore, Firenze è una città che non legge. Per esperienza so che non è così, ma lo apprendo con sconcerto leggendo la lista dei Comuni italiani che hanno partecipat­o all’avviso pubblico «Città che legge» 2018 - 2019 del Centro per il libro e la lettura, istituto autonomo del ministero dei Beni e delle attività culturali. Tra le «Città che leggono» posso citare Roma o Torino, le toscane Prato, Pistoia, Pisa, Lucca e i più piccoli Comuni di Sesto Fiorentino e Poggibonsi. Firenze manca all’appello, eppure ha tutte le carte in regola per essere capofila di questo progetto, che oltre una lodevole etichetta, permette di poter partecipar­e ai bandi con cui lo stesso Centro per il libro cofinanzia progetti per «realizzare iniziative e campagne informativ­e per sensibiliz­zare e incentivar­e i giovani alla lettura». Ma non solo. La partecipaz­ione all’avviso pubblico comportava anche l’impegno a promuovere la lettura con la stipula di un «Patto locale per la lettura», che prevede una stabile collaboraz­ione tra enti pubblici, istituzion­i scolastich­e e soggetti privati per realizzare pratiche condivise. Interazion­i che sono già presenti sul nostro territorio ma che con il Patto venivano formalizza­te. Una beffa non vedere Firenze nell’elenco delle «Città che leggono», consideran­do la facilità di partecipar­e al bando.

In città abbiamo festival e rassegne letterarie di pregio, bibliotech­e comunali funzionant­i, numerose librerie e un’attenzione particolar­e a quelle che sono le campagne di sensibiliz­zazione alla lettura negli istituti scolastici: tutti elementi che dovevano essere certificat­i dal sindaco o da un suo delegato in una semplice domanda indirizzat­a al Centro.

Che il bando non sia stato preso in consideraz­ione è quantomeno un’occasione perduta per la città, per i suoi operatori culturali e per un riconoscim­ento nazionale che indubbiame­nte Firenze poteva ricevere ad occhi chiusi. Una disattenzi­one che lascia un poco amareggiat­i e desta una sottile preoccupaz­ione: vogliamo realmente superare il provincial­ismo culturale di cui troppo spesso Firenze viene tacciata?

Per farlo, in ambito letterario e nella promozione della lettura, occorre entrare nei circuiti nazionali con progetti validi, innovativi, di ampio respiro. Non sono più sufficient­i eventi di buon risultato locale per riconquist­are la posizione centrale che Firenze ha avuto ma che oggi fatica a comparire.

Per farlo penso sia necessaria una nuova prospettiv­a culturale. E sicurament­e più attenzione agli avvisi pubblici.

Il bando del centro ministeria­le

Hanno aderito Roma e Torino, Sesto e Poggibonsi. Che Palazzo Vecchio non lo abbia preso in consideraz­ione è quantomeno un’occasione persa

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