E lungo l’Arno clic sulle stagioni che passano
In tre giorni il progetto fotografico di D’Amato, video e camminate sonore
Alberi e acqua, storia e trasformazione. «Nel Padule di Fucecchio il corso della storia è impresso nelle lapidi commemorative dell’eccidio fascista. E nelle stagioni, nel corso del fiume attraverso elementi naturali come aria, terra, acqua: al fuoco già aveva pensato chi distrusse centosettantaquattro vite». Al termine di questo progetto del 2004, dedicato al sessantesimo anniversario della strage, il fotografo Massimo D’Amato ha un’intuizione. Che dà il via, anni dopo, a un altro lavoro sempre incentrato sul paesaggio e sullo scorrere del tempo: Alberi e Acqua, per l’appunto. «Ho scelto un punto a pochi chilometri da Firenze dove l’Arno si allarga in una grande curva: intorno ad essa è nato “il Girone” ovvero la Casa del Popolo, la chiesa, il capolinea del 14, i suoi milleseicento abitanti», racconta Massimo D’Amato. «Lì, nel settembre del 2017, ho piantato il cavalletto. All’alba e al tramonto, di giorno e di notte, in primavera e in autunno: guardando il fiume è tangibile la trasformazione del tempo, soprattutto durante solstizi ed equinozi». Ma quindici foto non sono sufficienti a restituirne appieno la grandezza, secondo il fotografo. Ecco che nasce così La Terra, l’Acqua, il Tempo, mostra-installazione che da stasera a domenica (19 – 23) abita le sponde del Girone nel parco di via delle Gualchiere. Alle fotografie di Massimo D’Amato si aggiungono i suoni di Massimo Liverani e i video di Duccio Ricciardelli e Marco Bartolini: quattro artisti e tre modalità di espressione differenti, che si amalgamano offrendo un percorso dei sensi. Appese ai lampioni lungofiume le fotografie, a ritrarre in stagioni e tempi diversi i luoghi in cui sono affisse; il cammino prosegue poi sulla scia acustica delle passeggiate sonore, dal giardino fino al centro abitato, per recuperare la dimensione auditiva dei luoghi; termina infine in mezzo all’orto con la visione della «meditazione video sonora», immagini in movimento sugli argini dell’Arno dall’Albereta al Girone. Lontano dal caos cittadino ha preso corpo questa creazione collettiva, che, prima di essere impronta del ritmo perpetuo del mondo, vuole essere un tributo alla magnificenza spontanea della vegetazione. Non solo tramite l’arte, ma anche attraverso azioni concrete a impatto zero come l’allestimento di piante del territorio e pannelli solari. «Il giardino è il limite tra uomo e ambiente, e qui si celebra il nostro omaggio: simbolicamente, abbiamo voluto che accadesse proprio durante la luna piena e l’eclissi di luna rossa. Ringraziamo la bellezza di questo luogo». Che, emblema della sacralità del creato, sa riportare la mente a una condizione di pace primitiva, antica come il tempo che passa.