Piovono pietre: sigilli dentro al Palagiustizia
Cadono ancora pietre al Palagiustizia. È successo ieri mattina, sulla passerella che all’ottavo piano della torre G collega la Procura generale con gli uffici del giudice per le indagini preliminari. Cinque lastre di pietra si sono staccate dall’architrave di una porta, sfiorando una dipendente dell’impresa di pulizie che tutti i giorni lavora nella cittadella giudiziaria.
Era già successo nel luglio 2012, sei mesi dopo l’apertura, quando avevano ceduto di due lastre di gres dal rivestimento della torre dove ha sede la Corte di appello. Ancora nell’agosto 2015, una pietra si era staccata dalla parete esterna dell’aula 32. Da allora reti di acciaio cingono alcune pareti dell’edificio di proprietà del Comune, concesso in comodato d’uso gratuito agli uffici giudiziari. Sui crolli c’è un contenzioso in corso tra Comune e Manutencoop, che ha in gestione la manutenzione, per capire di chi è la responsabilità di quei cedimenti e a chi spetta la riparazione. «È un miracolo se sono viva — racconta Caterina, da quindici anni si occupa della pulizia negli uffici della Procura generale, prima in via Cavour poi a Novoli — Ho varcato quella porta e ho sentito un boato. Poi un altro ancora. Mi sono girata e le lastre che incorniciavano la soglia erano crollate». Sul posto si sono precipitati carabinieri e vigili del fuoco. Gli atti arriveranno stamattina sulla scrivania del pm di turno Eligio Paolini. La presidente della Corte d’appello Margherita Cassano e il procuratore Marcello Viola hanno avvisato il ministero della Giustizia, Palazzo Vecchio e il Provveditorato alle opere pubbliche. «Dobbiamo garantire la salute e la sicurezza di quanti frequentano l’edificio — spiega la presidente Cassano — per questo sono partiti i controlli soprattutto sulle passerelle e domattina (oggi, ndr) i tecnici detteranno le cautele da adottare». E ricorda: «La conferenza permanente dei servizi ha già deciso di eliminare le lastre che rivestono la Corte d’appello e di sostituirlo con l’intonaco. Aspettiamo i lavori».