«No, pessima idea Sia tutto gratis come in biblioteca»
VITTORIO SGARBI
Vittorio Sgarbi, ha visto? Finisce un’era: quella delle domeniche gratuite nei musei. Sono passati solo 4 anni da quando è stata istituita ed era già diventata una tradizione consolidata. Lei che proprio stasera porta il suo spettacolo su Leonardo da Vinci in Versiliana, come ha preso la notizia?
«Malissimo. I musei italiani stanno diventando dei deserti e questo incompetente vuole anche farci pagare?»
Incompetente?
«Ma secondo lei Bonisoli ci è mai entrato in un museo? Sa che cosa sono? Questi Cinque Stelle vogliono cambiare il mondo e mettono alla cultura uno che di musei non ne ha mai visto mezzo?»
Insomma, una sonora bocciatura.
«Io avrei fatto l’esatto contrario: avrei esteso e non ridotto la gratuità. Fosse per me sarebbero sempre aperti gratis, i musei. Dovrebbero funzionare come biblioteche».
Nel senso che…
«Quando entri in biblioteca e vuoi consultare Il Principe di Machiavelli, che fai, paghi? No, vero. E allora perché non dovrebbe valere lo stesso principio per ammirare la Primavera di Botticelli? Tutti i giorni entrata gratis, e problema risolto».
Quale problema?
«Quella della scarsissima potenza di fuoco che ha il nostro sistema museale, abbondantemente al di sotto delle nostre possibilità come patrimonio: l’intero sistema museale statale italiano incassa l’anno 200 milioni di euro, meno del solo Louvre. D’altro canto agli Uffizi ci vanno milioni di persone al museo di Arezzo nemmeno 10 mila: in musei come quello il costo del custode è addirittura superiore agli incassi. C’è poco interesse tra gli italiani nel loro patrimonio. Per questo io dico: biglietti gratis per tutti i cittadini e a pagamento
Sono stati quattro anni dai risultati molto incoraggianti e il modello da seguire è quello delle biblioteche e i quadri sono come libri Ora però bisognava proseguire in direzione opposta: totale gratuità per gli italiani e biglietto doppio per gli stranieri
per i turisti stranieri».
Per la famosa funzione educativa e formativa…
«Esatto. Gli italiani che a scuola hanno letto dei libri, qualcosa di lettura ne sanno, anche se poco. Ma gli altri proprio niente. Vale lo stesso principio, altrimenti l’arte diventa un privilegio e allora sì devi pagarla. Dobbiamo distinguere il patrimonio stabile dei musei, e farlo fruire gratuitamente, dalle mostre e dagli eventi collaterali, quelli sì a pagamento. È elementare».
Il bilancio di questi 4 anni di domeniche gratuite?
«Molto incoraggiante. Forse troppo. Infatti il problema credo nasca proprio dal forte successo dell’iniziativa: arrivava una quantità di persone molto maggiore rispetto agli altri giorni».
Quindi?
«La funzione educativa va moltiplicata. Non ci vuole molto. Dà agli italiani il senso tangibile che il patrimonio è qualcosa di tuo. E magari agli stranieri facciamogli pagare anche il doppio».
Come si fa ad abituare gli italiani a «frequentare» la cultura?
«Il sistema museale vive in situazione di handicap permanente. Serve flessibilità degli orari, occasioni per coinvolgere le persone in qualcosa di extra. Attiriamoli di sera, in orari non lavorativi. E diamo loro un ristorante, una caffetteria, un’iniziativa da fare in ogni museo anche piccolo, non solo e per forza gli Uffizi. Creiamo nei piccoli centri un movimento intorno ai musei. Iniziative come quelle di Bonisoli danno il segno della volontà politica di questa gente: vogliono mandare tutto il mondo agli Uffizi e creare intorno un deserto. E nessuno si pone il problema».