Quella Porta perduta che fece spazio al boulevard parigino
Provate a immaginare il cimitero degli Inglesi all’ombra dei 25 metri della Torre di San Niccolò, con le mura a destra e sinistra e due strade, una interna, l’altra esterna, che le separano dalle case immerse tra verde e fiori, le mura addossate l’una con l’altra dentro. Sarebbe bastato far fare una curva ai viali ma la volontà di Giuseppe Poggi di non turbare l’armonia e la simmetria dei boulevard che Firenze agognava come ogni altra città «moderna» europea, ebbero la meglio, anche sulle proteste. E così Porta a Pinti, detta anche Fiesolana perché da lì iniziava la strada verso la cittadina etrusca, non c’è più dall’ormai lontano 1865: fu abbattuta per far posto ai viali che comunque dovettero girare attorno alla collinetta del cimitero degli Inglesi.
Nessuno sa da cosa derivi il termine Pinti, cosa significasse: forse indicava le attività dei religiosi che realizzava- no anche miniature e soprattutto i famosi «vetri pinti», dipinti cioè, in un monastero situato appena fori la porta, e già Dante cita la parola Pinti in riferimento ad un ospedale dei Vallombrosani che era sostenuto dai Donati.
La Porta perduta e documentata dalle tele di Borbottoni era una fra le dodici della cerchia trecentesca, detta di Arnolfo. La nuova cinta muraria era colossale, alta sei metri e lunga otto chilometri e mezzo, conteneva 430 ettari sulle due rive contro i 75 della cinta Duecentesca, con 63 torri e appunto dodici porte monumentali. All’interno della Porta, come le altre, accanto alla torre c’erano piccoli edifici di alloggiamento della guardia e ogni sera al tramonto la porta veniva chiusa, per essere riaperta solamente all’alba quando gli infreddoliti viandanti che erano rimasti fuori tutta la notte, o i barrocciai arrivati dalla campagna potevano finalmente entrare in città, attraverso quel Borgo Pinti che portava e porta ancora oggi, nel cuore del centro.
Poggi decise di demolirla, realizzando però piazzale Donatello attorno al cimitero degli Inglesi, sorto nel 1828 per concessione granducale. E su un angolo di un palazzo del piazzale, all’angolo con Borgo Pinti, resta a memoria dell’antica porta, uno scudo in pietra col giglio di Firenze.