Baglini, l’atleta del piano «In vacanza con la musica»
«Corro le maratone, lo sport insegna la disciplina e la pazienza»
Non è proprio un’estate di tutto riposo quella che sta trascorrendo il pianista Maurizio Baglini: dopo l’inaugurazione dell’Amiata Piano Festival, da lui fondato, e il recital di questi giorni per Piano Barga, che lo ha visto anche interprete di una prima italiana dell’amico Francesco Filidei, a fine agosto tornerà ancora in Maremma per proseguire il suo festival; e ai primi di settembre, lo aspettano in Francia. E intanto, escono sul mercato anche i suoi nuovi cd: l’ultimo (Decca) è il terzo volume dell’integrale dedicata a Schumann. «Forse riuscirò a ritagliarmi qualche giorno di relax — dice — Ma in fondo è giusto così, questi mesi per un musicista sono il momento più prolifico: ci sono tanti festival in giro. E d’estate ci si può divertire anche con la musica classica». Entusiasta, infaticabile: non è che questa resistenza ha a che fare con l’amore per il podismo? Baglini ha partecipato a svariate maratone, anche a New York. «Il musicista deve essere anca; che un atleta. È finito il tempo dell’artista maledetto, tutto genio e sregolatezza. Lo sport insegna la disciplina, e la pazienza: la capacità di saper aspettare il risultato della preparazione e di tollerare il sacrificio che spesso comporta. Correre porta con sé il concetto del ritmo, che deve essere costante; e prepararsi per una maratona è come preparare l’interpretazione di un brano. Passo dopo passo, avendo ben chiaro il traguardo».
Classe 1975, nato a Pisa, Baglini ha iniziato a respirare musica in casa: «I miei genitori non sono musicisti, ma ascoltavano la musica classi- faceva parte della cultura di una famiglia media degli anni ‘80. E per me è stato importantissimo. Penso che prima della scuola debbano essere le famiglie ad educare all’ascolto della musica. Poi ho scelto il pianoforte, iniziando a studiarlo ad 8 anni con la consapevolezza di un impegno serio. Ho debuttato come concertista nel 1984, nell’ambito di un concorso per giovani all’Hotel Palazzo di Livorno». Messa così, pare una battuta: un pianista di Pisa che debutta a Livorno, in barba all’antica rivalità fra le due città. «Già, ma è proprio lì che ho iniziato. L’anno dopo guadagnai il primo assegno, di 100.000 lire; e a 14 anni ho potuto comprarmi il primo pianoforte a coda». Con la vittoria del World Music Piano Master a Montecarlo, la carriera del ventiquattrenne Baglini decolla: «La trasformazione definitiva da studente a concertista. Grazie a quel riconoscimento iniziai a tenere molti concerti, soprattutto in Francia; Parigi mi si rivelò, sorprendendomi, con la sua dimensione di città cosmopolita. Fino ai 30 anni la mia vita artistica è stata in Francia. Poi ho deciso di tornare in Italia, perché volevo restituire quel che ho ricevuto. Oggi abito a Bologna, città geograficamente strategica. Ma sono sempre legato a Pisa, dove vive la mia famiglia». Da tredici anni Baglini ha ideato, e ne è direttore artistico, l’Amiata Piano Festival, segnalato fra le rassegne estive più importanti. Musicisti di primo piano, programmi mai scontati, degustazioni di vini, un paesaggio di rara bellezza. «Un contesto unico, dove la formula della cultura e della convivialità ha dimostrato di essere un veicolo trainante per la valorizzazione del territorio. Anche perché attrae molti giovani, che magari fino a quel momento non avevano mai assistito a un concerto di musica classica». Ma come le è venuta l’idea? «Mi venne quando conobbi, come concertista, il Festival di Lockenhaus del violinista Gidon Kremer: volevo riproporre una situazione analoga, musica ad alto livello ma in un clima di familiarità. Scoprii una Toscana meno nota di quella del Chianti o del Casentino, dalla natura più incontaminata, e forte fu il desiderio di portare la musica proprio lì, dove non c’era. Determinante è stato poi l’incontro con Claudio Tipa, proprietario di un’importante azienda vinicola della zona, entusiasta per la mia idea e subito pronto a sostenerla. Abbiamo tenuto i primi concerti nella cantina di ColleMassari; poi, su una piccola collina è stato costruito un auditorium all’avanguardia, il Forum Bertarelli (dal nome della Fondazione che lo gestisce), la sede dell’Amiata Piano Festival. Ma un ruolo importante nella nascita di tutto questo l’ha avuto la mia compagna, Silvia Chiesa». Lui pianista, lei violoncellista; suonano spesso insieme, in sala di registrazione e in concerto. «Ci siamo conosciuti grazie alla musica, condividiamo ideali, progetti, ma anche le ansie di una passione e di una professione comune. Certo, nella nostra vita la musica è quasi fagocitante, ma è un privilegio che non scambierei con niente al mondo. Silvia mi ha insegnato tanto: mi ha fatto scoprire, ad esempio, la bellezza del Novecento italiano, di Rota, di Casella». E a proposito di insegnamento, ma in senso didattico, Baglini si dedica anche a quello, all’Accademia Stauffer di Cremona, anche se non con la frequenza che vorrebbe: «Insegnare ai giovani ti arricchisce, ti fa sviluppare uno spirito critico che poi torna utile anche alla propria esperienza di interprete. Qual è il consiglio principale che do loro? Garantire alla musica una comunicativa, e saper esprimere la propria individualità, avendo il coraggio di essere diversi: perché, come dico spesso loro, esistono le famiglie e non la famiglia, le religioni e non la religione, esistono le interpretazioni musicali».
In movimento
Sono nato a Pisa, ho debuttato a Livorno, poi la vita artistica in Francia, ma sono tornato qui per restituire quel che ho ricevuto