Vaccini a scuola, l’obbligo slitta «Irresponsabili, in Toscana no»
Rinviata di un anno l’applicazione della legge Lorenzin. Saccardi: approviamo la nostra
Il Parlamento rimanda di un anno l’esclusione da scuola dei bambini non vaccinati. E la Toscana alza le barricate e annuncia che porterà all’approvazione del Consiglio la sua legge regionale sull’obbligo dei vaccini. Mercoledì, infatti, in fase di conversione del decreto legge Milleproroghe, due emendamenti identici di Lega e Cinque Stelle presentati in commissione Affari costituzionali del Senato, rinviano a settembre 2019 l’applicazione della legge Lorenzin, consentendo di fatto ai bambini non in regola col calendario vaccinale di frequentare gli asili nido e le scuole materne.
Così, la Regione, che a maggio 2017 aveva lasciato cadere la sua proposta di legge dal momento che il governo Gentiloni nel frattempo aveva emanato un decreto legge sui vaccini obbligatori, ora torna alla carica. Quello fatto mercoledì in Senato «è un atto da irresponsabili — tuona l’assessore regionale alla salute Stefania Saccardi — Come medici ed esperti hanno già sottolineato, si tratta di una pessima idea: i vaccini, grazie al cosiddetto “effetto gregge”, non difendono solo le persone a cui vengono somministrati ma anche gli altri, i neonati e gli immunodepressi ad esempio che vaccinati non possono essere. Perché ciò accada occorre però raggiungere il 95% di copertura, richiami compresi». La Toscana è pronta a portare all’esame del Consiglio regionale la sua proposta di legge: «L’evoluzione del quadro normativo nazionale e la richiesta avanzata proprio dalla nostra Regione di superare la dicotomia tra vaccini obbligatori e raccomandati — spiega il presidente della commissione sanità del Consiglio regionale, Stefano Scaramelli — ci consente oggi, nell’ambito delle nostre facoltà legislative, di poter ipotizzare la correlazione tra la loro obbligatorietà e l’iscrizione quanto meno ai servizi nido e materne, ambiti formativi non obbligatori nei quali la Regione ha piena competenza».
Un punto di vista che trova sponda nelle intenzioni della stessa Saccardi, che lo scorso 2 giugno, appena insediato il governo di Giuseppe Conte, al Corriere Fiorentino aveva annunciato di essere pronta a ripresentare la legge regionale in caso di abrogazione della Lorenzin. «In Toscana — aggiunge Scaramelli, che durante i lavori della commissione aveva invitato a parlare anche le associazioni no vax — l’evoluzione della discussione sul merito dell’obbligo dell’introduzione delle vaccinazioni nelle scuole aveva seguito un processo di partecipazione e condivisione. La sfida che abbiamo di fronte è evidentemente culturale prima ancora che legislativa o politica».
Nell’ultimo anno, con la legge sui vaccini obbligatori, la Toscana ha registrato un notevole balzo in avanti del tasso di copertura, con l’esavalente che è tornato a superare la soglia del 95% e con il quadrivalente che ci si è avvicinato moltissimo (dall’89,3% del 2016 al 93,5% del 2017), dopo che dal 2010-2011 il calo era stato pressoché costante. Così, Saccardi e Scaramelli intendono mantenere una forma di obbligo per nidi e materne. Il nuovo ministro della salute, la Cinque Stelle Giulia Grillo, ha però annunciato di voler riformare (non solo rimandare) la legge Lorenzin, con l’idea di un obbligo variabile che escluda le Regioni con una copertura sopra il 95%. E con la possibilità di ridurre il numero degli vaccini obbligatori.
Per questo, Saccardi ora sottolinea: «È anche necessario che l’obbligo permanga anche nelle regioni dove la copertura è già stata raggiunta, perché viviamo in un mondo globale dove la gente si sposta. E spero che non si faccia un passo indietro anche sul numero di vaccini obbligatori».